Angelus

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LA PREGHIERA DELL’ANGELUS DOMINI

Un famoso quadro di Jean François Millet conservato al Museo del Louvre a Parigi è intitolato semplicemente “L’Angelus”; esso rappresenta due contadini fermi in mezzo al campo – sullo sfondo si vede il villaggio con il campanile – che in pieno giorno, deposti gli strumenti di lavoro, pregano. Lui ha il cappello in mano e ha lasciato la forca; lei con le mani giunte ha appoggiato a terra il cesto. Analogamente un celebre dipinto del nostro conterraneo Giovanni Segantini chiamato “Ave Maria a trasbordo” forse fa riferimento a questa preghiera nel momento della sera.

La preghiera dell’Angelus Domini è una popolare devozione mariana che si prega da soli o insieme ad altri fedeli al suono delle campane al mattino, a mezzogiorno e al tramonto. Un modo semplice e immediato per la santificazione del tempo. Esso è composto da tre versetti evangelici (cfr Lc 1, 26-35; Lc 1, 38; Gv 1, 14) in riferimento all’evento centrale della storia della salvezza: l’Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo della Vergine Maria a Nazaret. Le tre acclamazioni sono intercalate dalla recita dell’Ave, Maria e concluse da un altro versetto e da un’orazione. Ad esso si aggiungono tradizionalmente tre Gloria al Padre, la supplica per i defunti L’eterno riposo e qualche volta anche l’invocazione all’Angelo custode Angelo di Dio. Tutto può essere concluso dalla benedizione. L’aspetto fondamentale di questa preghiera è quello del dialogo: un esercizio, una sollecitazione per imparare a vivere in colloquio costante con Dio e in relazioni fraterne con il nostro prossimo.

Il testo attualmente in uso si trova per la prima volta in un libro di preghiere mariane pubblicato ai tempi del Papa San Pio V (1566-1572). Gli inizi di questa preghiera però risalgono al secolo XIII come invito alla preghiera dell’Ave, Maria nell’ora del tramonto. Infatti, secondo una certa tradizione l’Annunciazione sarebbe avvenuta proprio al calare del giorno. Lo sviluppo storico di questa preghiera è però assai incerto e vario con diverse modifiche nel corso dei secoli. Fu Sant’Antonio da Padova (1195-1231) a raccomandare la recita delle tre Ave, Maria; San Bonaventura (1221-1274) invitava a pregarlo durate la campana della sera; Papa Giovanni XXII nel 1300, stando ad Avignone, approvò il testo e l’usanza dell’Angelus serale, invitando a sospendere il lavoro; Papa Calisto III nel 1456 lo previde tre volte al giorno (mattino, mezzogiorno e sera) e Papa Sisto IV nel 1475 lo dotò dell’indulgenza. Fu Papa Benedetto XIV (1740-1758) a prescrivere che nel tempo pasquale l’Angelus venisse sostituto dall’antifona mariana Regina Caeli.

Questa preghiera ha conosciuto una grande diffusione a partire dal Papa San Giovanni XXIII che iniziò a recitarla con i fedeli e i pellegrini dalla finestra del suo studio su Piazza san Pietro al mezzogiorno di ogni domenica. Continuata dal Beato Papa Paolo VI e da Giovanni Paolo I questa pia pratica ebbe un notevole risalto durante il Pontificato di San Giovanni Paolo II. Anche i Papi seguenti Benedetto XVI e Francesco sono rimasi fedeli a questo appuntamento domenicale.

Il Benedizionale a proposito dell’Angelus Domini dice (n. 2561): “Da molti secoli la pietà cristiana ama ricordare, tre volte al giorno, il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio e, nello stesso tempo, lodare la Vergine, come Madre di Cristo e dell’u­manità. La preghiera dell’Angelus, richiamata dal suono della campana, detta comunemente l’Ave Maria, e recitata dovunque l’attività lo consente, è lode e invocazione a Dio, per intercessione di Maria, nello svolgersi della vita quotidiana”.

Con questa breve preghiera il cristiano, tre volte al giorno, proclama la sua fede nell’evento centrale della sua storia personale e della storia universale della salvezza: l’Incarnazione del Figlio di Dio nel grembo della Vergine Maria. Inoltre il fedele si mette nella stessa disponibiltà di Maria a dire il suo “sì” al Signore, alla sua Parola, alla sua volontà nei diversi momenti della giornata. Il fermarsi a pregare diventa anche richiamo a guardare alla “serva del Signore” che induce anche noi a fare altrettanto, mettemdoci a servizio degli altri, ogni giorno, nelle varie ore del giorno. Infine il credente affida se stesso e le sue intenzioni di preghiera per le persone e le situazioni di vita all’intercessione materna della Vergine Maria, invocandola con le semplici parole della tradizione cristiana.

Il termine “Angelo del Signore” fa esplicito riferimento alla figura dell’Arcangelo Gabriele, incaricato da Dio di portare l’annuncio a Maria di Nazaret, come ricorda il Vangelo di Luca nel suo primo capitolo. La sua ripetizione quotidiana ci invita a diventare a nostra volta “angeli del Signore” che recano agli altri il lieto annuncio della salvezza e della misericordia, dell’amore e della grazia di Dio. Come si usa spiegare ai bambini se si toglie l’inziale alla parola “Vangelo”, subito ci appare la parola “angelo”! Colui che porta il Vangelo diventa sempre … un angelo, un angelo del Signore! Lo chiediamo per tante nuove vocazioni al servizio delle nostre comunità parrocchiali e unità pastorali.

Don Giulio Viviani