Presento con gioia alle comunità parrocchiali il volume ‘Il canto dei Vespri domenicali e festivi’, convinto di compiere un atto importante del mio servizio pastorale, in quanto ‘la preghiera pubblica e comune del popolo di Dio è giustamente ritenuta tra i compiti principali della Chiesa’ (PNLO 1).
Il canto del Vespri, praticato nelle comunità parrocchiali fino a qualche decennio fa, frutto dello zelo e di un serio impegno dei sacerdoti e dei fedeli che ci hanno preceduto, è stato abbandonato proprio poco prima che il Concilio ne richiamasse il valore e l’importanza per la vita della Chiesa. Sono consapevole che la ripresa di questa santa pratica di preghiera comunitaria non sarà facile: si tratta di andare contro una mentalità minimalista che ha ridotto l’impegno della santificazione del giorno del Signore alla sola messa, anche da parte dei fedeli più generosi.
Il coraggio e l’impegno per una così ricca forma di preghiera possono nascere solo dalla riscoperta del suo valore alla luce della considerazioni che ci vengono offerte dai testi conciliari. La preghiera, infatti, in quanto dialogo filiale con Dio, costituisce il cuore della vita cristiana e, unita-mente alla testimonianza della carità, ne è la manifestazione più credibile. Merita sempre attenzione quanto afferma il Concilio nella Costituzione liturgica: ‘Il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore’ (SC 10).
La Costituzione conciliare sulla liturgia prosegue invitandoci a riflettere sul fatto che ‘Cristo Gesù, prendendo la natura umana,ha introdotto in questo esilio terrestre quell’inno che viene cantato da tutta l’eternità nelle sedi celesti’ (SC 83). Quella stessa preghiera continua oggi nella Chiesa in forza dell’unione che la lega al suo Signore il quale, come dice sant’Agostino, ‘prega per noi come nostro Sacerdote, prega in noi come nostro Capo, è pregato da noi come nostro Dio’. E continua il santo Vescovo: ‘In questo dunque sta la dignità della preghiera cristiana, che essa partecipa dell’amore del Figlio Unigenito per il Padre e di quell’orazione, che Egli durante la sua vita terrena ha espresso con le sue parole e che ora, a nome e per la salvezza di tutto il genere umano, continua incessantemente in tutta la Chiesa e in tutti i suoi membri’ (Enarr. in Ps. 85). Ecco perché dobbiamo favorire in tutti i fedeli un’alta considerazione dell’Ufficio Divino e promuoverlo per quanto ci è possibile. Molto si è fatto negli ultimi anni e non sono pochi i fedeli che hanno imparato ad apprezzare e a pregare Lodi e Vespri, singolarmente o in piccoli gruppi. Con la pubblicazione del presente volume, auspichiamo che venga ripresa la pratica della preghiera cantata dei Vespri nelle domeniche come nelle principali solennità e feste dell’Anno liturgico, in tutte le comunità parrocchiali, vere cellule della Chiesa diocesana. È un impegno che ogni comunità dovrebbe darsi, vista la sua efficacia e la sua preziosità.
La liturgia del Vespro non esige che sia presieduta dal ministro consacrato, anche se in genere è auspicabile che lì dove il parroco è disponibile sia lui ad assumere tale ufficio. Tuttavia in considerazione della crescente carenza di sacerdoti, questa celebrazione può costituire una delle forme ottimali di preghiera offerta a tutti i buoni fedeli, organizzata e presieduta dall’animatore liturgico laico. Anche in queste situazioni, la Liturgia delle Ore non perde la sua validità e contribuisce efficacemente a mantenere viva la comunità.
Mentre esprimo riconoscenza a coloro che hanno cooperato alla realizzazione dell’ opera, accompagno con la mia benedizione quanti vorranno impegnarsi in questo prezioso lavoro pastorale.
Il canto del Vespri, praticato nelle comunità parrocchiali fino a qualche decennio fa, frutto dello zelo e di un serio impegno dei sacerdoti e dei fedeli che ci hanno preceduto, è stato abbandonato proprio poco prima che il Concilio ne richiamasse il valore e l’importanza per la vita della Chiesa. Sono consapevole che la ripresa di questa santa pratica di preghiera comunitaria non sarà facile: si tratta di andare contro una mentalità minimalista che ha ridotto l’impegno della santificazione del giorno del Signore alla sola messa, anche da parte dei fedeli più generosi.
Il coraggio e l’impegno per una così ricca forma di preghiera possono nascere solo dalla riscoperta del suo valore alla luce della considerazioni che ci vengono offerte dai testi conciliari. La preghiera, infatti, in quanto dialogo filiale con Dio, costituisce il cuore della vita cristiana e, unita-mente alla testimonianza della carità, ne è la manifestazione più credibile. Merita sempre attenzione quanto afferma il Concilio nella Costituzione liturgica: ‘Il lavoro apostolico è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore’ (SC 10).
La Costituzione conciliare sulla liturgia prosegue invitandoci a riflettere sul fatto che ‘Cristo Gesù, prendendo la natura umana,ha introdotto in questo esilio terrestre quell’inno che viene cantato da tutta l’eternità nelle sedi celesti’ (SC 83). Quella stessa preghiera continua oggi nella Chiesa in forza dell’unione che la lega al suo Signore il quale, come dice sant’Agostino, ‘prega per noi come nostro Sacerdote, prega in noi come nostro Capo, è pregato da noi come nostro Dio’. E continua il santo Vescovo: ‘In questo dunque sta la dignità della preghiera cristiana, che essa partecipa dell’amore del Figlio Unigenito per il Padre e di quell’orazione, che Egli durante la sua vita terrena ha espresso con le sue parole e che ora, a nome e per la salvezza di tutto il genere umano, continua incessantemente in tutta la Chiesa e in tutti i suoi membri’ (Enarr. in Ps. 85). Ecco perché dobbiamo favorire in tutti i fedeli un’alta considerazione dell’Ufficio Divino e promuoverlo per quanto ci è possibile. Molto si è fatto negli ultimi anni e non sono pochi i fedeli che hanno imparato ad apprezzare e a pregare Lodi e Vespri, singolarmente o in piccoli gruppi. Con la pubblicazione del presente volume, auspichiamo che venga ripresa la pratica della preghiera cantata dei Vespri nelle domeniche come nelle principali solennità e feste dell’Anno liturgico, in tutte le comunità parrocchiali, vere cellule della Chiesa diocesana. È un impegno che ogni comunità dovrebbe darsi, vista la sua efficacia e la sua preziosità.
La liturgia del Vespro non esige che sia presieduta dal ministro consacrato, anche se in genere è auspicabile che lì dove il parroco è disponibile sia lui ad assumere tale ufficio. Tuttavia in considerazione della crescente carenza di sacerdoti, questa celebrazione può costituire una delle forme ottimali di preghiera offerta a tutti i buoni fedeli, organizzata e presieduta dall’animatore liturgico laico. Anche in queste situazioni, la Liturgia delle Ore non perde la sua validità e contribuisce efficacemente a mantenere viva la comunità.
Mentre esprimo riconoscenza a coloro che hanno cooperato alla realizzazione dell’ opera, accompagno con la mia benedizione quanti vorranno impegnarsi in questo prezioso lavoro pastorale.
+ Luigi Bressan
arcivescovo di Trento
arcivescovo di Trento