“Essere madri, fare spazio all’altro”

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Dialogo tra Canullo e Pangazzi alla Cattedra del Confronto

Sala della Cooperazione affollata, lunedì 12 marzo a Trento, anche per il secondo incontro della Cattedra del Confronto 2018. Sul tema ESSERE… MADRI si sono confrontati Carla Canullo (filosofa) e Giovanni Cesare Pagazzi (biblista) 

Essere madri significa fare spazio all’altro che viene al mondo. Implica una scelta, oggi più difficile in un tempo in cui si afferma il diritto di esserlo senza però fornire gli strumenti per pensare la maternità, lasciando per certi versi incerto il ruolo sociale della madre.

La riflessione proposta dalla Cattedra del confronto è proseguita con la filosofa Carla Canullo e il teologo Giovanni Cesare Pagazzi, ospiti del secondo appuntamento dedicato all'”Essere… madri“, svoltosi lunedì 12 marzo in una affollata Sala della Cooperazione, a Trento.

Due sono i tratti fondamentali per definire la maternità – ha esordito nel saluto introduttivo don Andrea Decarli -: recettività, intesa come fare spazio alla vita che nasce e sorprende, e cura, che si esprime nell’amore gratuito che accudisce e non abbandona. Il generare è un valore in sé, si tratta di donare se stessi affinché altri abbiano vita e la conservino e ciò può assumere svariate forme. Come è cambiata la percezione e il vivere l’essere madri in una società dove la donna non si sente semplicemente destinata alla maternità?”.

Agli interventi dei relatori (vedi n.11 Vita Trentina) è seguita la visione di un breve video con spezzoni tratti da alcuni film sull’argomento, poi spazio a osservazioni e domande della sala: ci sono madri che lasciano che la casa diventi luogo di violenze, altre che non danno il permesso di vivere; l’essere madri non deve sottrarre spazio alla coppia. È possibile scegliere la nostra madre? In Dio vi è una dimensione materna? Chi rifiuta la genitorialità, che tempo e spazio può vivere?

L’essere madre non rende esente da errori – ha risposto Canullo -: la madre connivente con il male ha la libertà di scegliere di vederlo e cercare aiuto. C’è una madre naturale, ma è possibile incontrare altre figure che possono fare da madre e generare vita. Vi è la paura di non essere all’altezza e il pensare di non poter avere figli perché le condizioni sociali non danno garanzie, ma ognuno può reinventare tempo e spazio a suo modo: si tratta di educarsi a vivere con gli altri per rigenerarsi. Si diventa madri quando si lascia andare il figlio riscoprendosi figli, come è successo a me quando sono diventata madre, e coppia“.

Madri e padri che non lasciano andare sono limitati nella capacità della solitudine – ha commentato Pagazzi -: la madre che non è in grado di viverla può trasformare il figlio in specchio o protesi. La coppia ha valore in sé: prima si è marito e moglie, alleati, il figlio viene dopo. Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza: a volte è molto diretto nell’intervenire, a volte gioca di sponda e in ciò vedo un tratto femminile. Voler avere un figlio è un apprezzamento della mia vita: penso sia bella e valga la pena viverla e per questo la dono ad un altro“.

 

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“Anche la Chiesa deve essere madre che non sottrae potere ai suoi figli, aiutandoli a non avere paura e dimostrando di essere affidabile – ha detto a conclusione della serata l’Arcivescovo Lauro Tisi, presente in sala -: una Chiesa che non è profezia non genera nessuno“.

La Cattedra si concluderà lunedì 19 marzo, esplorando il tema dell'”Essere… padri” con la psicologa Barbara Massimilla e il pedagogista Ivo Lizzola. L’incontro inizierà alle 20.45, alla Sala della Cooperazione in via Segantini. (Patrizia Niccolini)

Locandina