La Chiesa trentina piange la scomparsa di padre Modesto Todeschi, nativo di Montesover, da più di cinquant’anni missionario saveriano in Burundi. Avrebbe compito 86 anni il prossimo 30 novembre.
Padre Modesto è deceduto nelle prime ore di sabato 16 novembre per problemi respiratori presso il Dispensario della Parrocchia di Kamenge, nella capitale Bujumbura, dove era tornato nel 2023, dopo un periodo di cure in Italia, per terminare la sua missione.
Prete diocesano, ordinato in Cattedrale a Trento nel 1964 (compagno di Messa del vescovo emerito Bressan e di un altro saveriano trentino, padre Gabriele Ferrari), venne presto conquistato dal carisma missionario. Nel 1969 la professione religiosa definitiva con i Saveriani, quando già aveva iniziato ad operare in Burundi, dove rimarrà, ricoprendo spesso incarichi di responsabilità nel suo Istituto religioso, fino alla morte.
Una figura esemplare di missionario appassionato e fedele, grande operatore di pace, che conobbe da vicino i tre martiri p. Ottorino Maule, p. Aldo Marchiol (entrambi saveriani) e la missionaria laica trentina Catina Gubert, vittime di una brutale aggressione la sera del 30 settembre 1995 a Buyengero, in Burundi, nel pieno della guerra civile.
I funerali di padre Modesto sono stati programmati mercoledi prossimo 20 novembre nella parrocchia San Guido Maria Conforti di Kamenge dove riposerà.
Nel 2023, rientrato in missione, padre Modesto scriveva sulla rivista saveriana:
Prima di tutto, grazie. Tanti sono i gesti di bontà che un missionario riceve dalle persone che sentono propria la missione che il Signore ci ha affidato. Vi ricompensi Lui, dando a tutti la gioia di essere cristiani e di fare il bene.
Dopo essere tornato in Burundi, abbiamo celebrato il settimo anniversario del martirio dei padri saveriani Ottorino e Aldo e della volontaria Catina. Eravamo molti saveriani, sacerdoti ed una folla di oltre 800 persone. Sulla loro tomba, a nome di tutti, ho chiesto al Signore e ai nostri martiri la forza di non scoraggiarci nella speranza della pace.
Il massacro di migliaia di persone, indifese e fragili, ci lascia costernati; i frutti dell’Accordo di Pace non si vedono ancora; la gente diventa sempre più povera per la svalutazione rapida ed il prezzo del caffè in continuo ribasso. Si direbbe che il linguaggio delle armi sia il solo linguaggio che conta. Ma noi non vogliamo credere che la violenza possa avere ragione, sempre. Aiutateci anche voi a credere nella pace, alla non violenza, al perdono che riconcilia.
Ora mi trovo nella capitale Bujumbura, al Centro giovani di Kamenge. Il quartiere Kamenge ha sofferto molto, perché distrutto dalla guerra. Mi trovavo qui, nel 1995, proprio mentre lo distruggevano. Ora, grazie agli aiuti chiesti dal cardinale Tonini, stiamo ricostruendo le case, di giorno. Ma la notte si spara ancora e si teme il peggio. Questa incertezza pesa enormemente sul cuore dei giovani. Un motivo in più per essere qui, portare loro speranza ed incoraggiarli a tenere aperta la soglia della pace.