Superare il rischio di una Chiesa “decaffeinata”. A “Sulla Tua Parola”, le provocazioni degli adulti raccolte dal vescovo Lauro

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“Il rischio? Essere una Chiesa decaffeinata”. È la provocazione emersa dal gruppo famiglie di Mezzocorona nel commentare il Vangelo di Marco con la guarigione miracolosa del cieco Bartimeo, al centro dell’incontro biblico Sulla Tua Parola, dedicato agli adulti e inserito nel programma della Visita pastorale dell’arcivescovo Lauro.

Pur bloccato ancora a casa dall’influenza, monsignor Tisi ha fatto giungere attraverso una videoregistrazione la sua meditazione ai fedeli raccoltisi nella chiesa del centro rotaliano, nel pomeriggio di sabato 26 ottobre.

Il grazie alle famiglie

“Un grande grazie – ha esordito don Lauro – lo dico al gruppo famiglie di Mezzocorona per le interessanti riflessioni fatte sul brano. Davvero notevole è l’immagine della Chiesa “decaffeinata”, cioè questa Chiesa che non ha mordente, un po’ remissiva, che tende a sopire anziché lanciare vita. Altra interessante osservazione è quella circa il fatto che Bartimeo viene salvato dalla sua fede. La fede di Bartimeo lo porta all’incontro con Gesù e con l’amore di Dio. E l’altra osservazione, molto bella, sul mantello lasciato da Bartimeo, intercettata dal gruppo famiglie come l’esperienza della leggerezza di chi, incontrato il Maestro, a un certo punto ha il coraggio di scelte forti e radicali”.

Bartimeo icona di ognuno di noi

Guardando a Bartimeo e alla sua insistente richiesta di essere guarito da Gesù, don Lauro lo definisce “icona del mendicante di vita, icona degli uomini, delle donne, anche di ognuno di noi che nel fondo del proprio essere è mendicante di un incontro. Lo dicevo anche i giovani l’altra sera: che lo vogliamo o no, siamo mendicanti di un volto, stiamo cercando di trovare casa presso qualcuno”.

Anche la Chiesa è attraversata dal grido

E la Chiesa che fa? “Tante volte – ammette don Lauro -, anziché raccogliere il grido dell’uomo, le istanze di vita presenti anche in chi vive ai margini, dai giovani agli anziani, chi perde il lavoro, chi vive la crisi familiare, anziché farsi compagna del grido dell’uomo, cerca invece di placare tutto. E a bloccarci è proprio il fatto anche che la novità scompagina, ma anche il fatto che noi vorremmo avere subito una risposta per ogni istanza”. “Mentre la Chiesa stessa – riconosce ancora l’Arcivescovo – è attraversata dal grido, perché la Chiesa che siamo noi, ognuno di noi, ha dentro nascosto un grido, ognuno di noi è mendicante di vita e di luce, di felicità”.

Dio si fa tenerezza infinita

“E allora dico alla nostra Chiesa: non avere paura!” Il Maestro ti dice: alzati, coraggio, io sono qui per te. Ecco allora che Bartimeo diventa l’icona del discepolo, Gerico è il momento della svolta. Ora il maestro sale a Gerusalemme per morire su quel patibolo infame e raccontare il Dio bellissimo che accoglie il grido dell’uomo, il Dio meraviglioso che si fa tenerezza infinita, il Dio che non conosce un filo di odio, il Dio che ha portato del mondo una zolla della sua terra. E la zolla è quel Gesù Cristo che abita la terra senza odiare, amando il nemico”.

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