“Fermare il vortice degli impegni per essere testimoni dell’amore gratuito”: l’arcivescovo Lauro al Clero diocesano nel ritiro di inizio anno pastorale (SCARICA TESTO INTEGRALE)

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“In una crisi umana ed esistenziale spaventosa, questo vorrei per la nostra Chiesa: né numeri né ristrutturazioni magiche, ma essere piccola fiammella di speranza”. Nel ritiro di inizio anno per il clero diocesano, giovedì 3 ottobre in Seminario, l’arcivescovo Lauro Tisi non nega il contesto altamente problematico in cui la Chiesa trentina è chiamata ad operare. La sfida c’è tutta. Ma don Lauro, dopo parole di affetto e gratitudine, sollecita i “suoi” preti e diaconi a leggerla non tanto in ottica di organizzazione pastorale, ma tornando alle radici spirituali: “La pastorale altro non è che la traduzione in gesti e fatti di ciò che credi e della Parola che frequenti. È un dato che tutti condividiamo a parole, ma nella pratica spesso le cose non stanno così”.

Don Lauro si fa forza del Vangelo di Luca nel brano in cui invia i Dodici: “La convocazione di Gesù – commenta – accade ora. Ora il Maestro continua a chiamare la Chiesa ad uscire da sé per annunciare il Regno mostrandone i segni della presenza. Non è una rievocazione”. Poi sfoglia Quoelet e il suo “vanità delle vanità, tutto è vanità” e ammette: “Abbiamo un triste disincanto, accompagnato da stanchezza e frustrazione. Ma ci è offerto niente meno che di essere annunciatori del Regno”.

Il modello? Il maestro di Nazareth. “Egli – rammenta l’Arcivescovo tranquillizzando il clero – non ha voluto fare tutto, essere dappertutto, arrivare a tutti. Come ricorda Isaia “Nella calma sta la vostra forza”.  La logica per l’Arcivescovo è quella di “essere segno, riuscendo a mostrare un’umanità affidabile e credibile” in chiave comunitaria. “Insieme dobbiamo capire quali passi compiere, perché chi ci incontra possa trovare tratti di Vangelo vissuto”. E sfoderare il “coraggio di dire ‘basta!’ ad alcune cose”. “L’azione pastorale – incalza – può ruotare solamente attorno a questo: incontro con le persone, momento sulla Parola di Dio. Questo è sufficiente, il resto si può lasciare!”

Sul cammino della Chiesa trentina non mancano a detta di don Lauro gli “angeli” custodi. Come il compianto don Renzo Caserotti e la sua certezza della Risurrezione, i giovani con cui il vescovo ha condiviso i pellegrinaggi diocesani in estate, i volontari della Mensa della Provvidenza e i laici attivi nella preparazione della prossima Visita pastorale.

Monsignor Tisi guarda poi al prossimo Giubileo e invita a non “ridurre questa grande opportunità ad una serie di eventi da organizzare”, quanto piuttosto a cogliere l’”occasione per riscoprire l’autentica dinamica giubilare. “Penso – spiega – alla gioia sabbatica di lasciar riposare la terra: si può tradurre nel fermare il vortice degli impegni per trovare il dialogo con i desideri del profondo, per ritrovare se stessi, per ritrovare la Parola”.

Quindi l’invito accorato alla riscoperta, tutt’altro che scontata nell’attuale contesto culturale, dell’”amore gratuito di Dio per noi”. “La nostra speranza è Gesù e il suo Spirito: non ci manca niente. La questione è la fede, non altro. Diventare discepoli del Cristo pasquale è percepire che rinnegando noi stessi approdiamo alla vita. Significa rinnegare quell’uomo dentro di noi incredulo all’amore gratuito”.

Per don Lauro la riscoperta di un Dio, inno al gratuito, passa dall’Eucaristia: “Interroghiamo le nostre comunità su come vivono il gesto eucaristico: lì è il terreno. Non è questione di luogo dove celebrare. È questione di gioia: se entra qui un giovane, ci sta o scappa? Sono generative o no? Questo il punto”.

pi.fra.

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