Ad un anno dallo scoppio della guerra in Medio Oriente, la Chiesa trentina raccoglie l’appello del Papa al digiuno e alla preghiera per la pace. Lunedì 7 ottobre appuntamento anche in Cattedrale

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Anche la Chiesa trentina si unisce nuovamente alla preghiera per la pace invocata da papa Francesco per il 6 e 7 ottobre.

L’appello del Papa

Il Papa, nella mattinata di mercoledì 2 ottobre, durante la Messa di apertura dell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha annunciato un doppio appuntamento di preghiera. “Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima – ha annunciato il Pontefice – mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo”.

Appuntamento per tutte le comunità lunedì 7 ottobre. In cattedrale alle 20.30

Lunedì 7 ottobre, pertanto, ad un anno dall’inizio della guerra che sta insanguinando la Terra Santa, la Palestina ed ora anche in Libano, tutte le comunità della Diocesi di Trento sono invitate al digiuno e alla preghiera per la pace. La traccia di preghiera è il Santo Rosario preparato dalla Custodia di Terra Santa guidata da fra Francesco Patton (Il libretto della preghiera si può scaricare A QUESTO LINK.

Un momento di preghiera è previsto in Cattedrale a Trento, con inizio alle ore 20.30. La recita del Rosario sarà presieduta dal vicario Generale, don Claudio Ferrari (assente il vescovo Lauro impegnato a Roma). La Diocesi si era riunita in preghiera per la pace anche nella Veglia dello scorso 12 settembre.

La riflessione su Famiglia Cristiana

Sul tema della pace segnaliamo anche la riflessione di don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, nell’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana (LINK COMPLETO QUI): “C’è un piano diabolico – dice – che cerca di convincerci che la guerra è l’unica strada, e che i morti sì effettivamente ci sono, ma non sono così importanti, sono “effetti collaterali”. Ma questa situazione di oggi interpella davvero il mondo politico? La pastorale? La vita delle nostre comunità? O prevale ancora indifferenza, abitudine o rassegnazione?”.