Quarant’anni di monastero delle Clarisse a Borgo: “Segno del nutrimento e della cura che Cristo ha per la Chiesa”

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“Cristo nutre e cura la Chiesa continuamente e questo monastero è segno del nutrimento e della cura che ha per la Chiesa. La pianta della Chiesa sta in piedi perché ci sono le radici che la tengono in piedi e la nutrono: questa è la vocazione della clausura. Essere radici disposte, segregate al mondo, per dare linfa vitale a tutta la Chiesa, a dare cibo, colore, fioritura”. Radici salde e forti: così monsignor Luca Raimondi, vescovo ausiliare di Milano, ha voluto descrivere il monastero di San Damiano delle clarisse di Borgo, che domenica 25 agosto hanno celebrato i primi 40 anni di presenza in Valsugana.

L’amicizia fra mons. Raimondi e il convento

Una celebrazione semplice ma al tempo stesso densa di emozioni e di significato, com’è nello stile francescano, presieduta dal vescovo che è legato da decenni al monastero borghigiano: “Anche io sono qui perché celebro un anniversario -ha confidato monsignor Raimondi- in quanto trent’anni fa incontravo questo monastero perché mi trovavo qui con dei ragazzi di Busto Arsizio in vacanza. Dato che anche l’abbadessa, suor Chiara Donata, era di Busto Arsizio, venimmo ad incontrarla. Così iniziò questa nostra amicizia”.

Monsignor Raimondi ha celebrato la messa assieme al parroco di Borgo, don Roberto Ghetta, e diversi altri sacerdoti e frati francescani: ad allietare la celebrazione c’era invece il coro di Mosana.

Il ringraziamento delle sorelle clarisse

Celebrazione che è iniziata proprio con il ringraziamento che suor Maria Maddalena Nardin, nominata recentemente nuova abbadessa, a nome di tutte le clarisse, ha rivolto a tutti i presenti ed a tutte le persone che, in vario modo, sostengono la vita del monastero. È stata ricordata in particolare suor Chiara Donata, al secolo Angelica Martelli (responsabile del monastero fino al 29 novembre 1997, giorno in cui la fondazione è stata canonicamente eretta come monastero autonomo, ricoprendo poi l’incarico di abbadessa nel triennio 1997-2000), e padre Germano Pellegrini, recentemente scomparso, al tempo ministro provinciale dei frati minori della Provincia di Trento che si spese per il ritorno delle clarisse a Borgo.

Perchè il convento è arrivato a Borgo

La volontà di riportare in diocesi di Trento un monastero di clarisse risale al 1979, quando padre Germano Pellegrini (ministro provinciale della Provincia Tridentina di San Vigilio dei Frati minori, recentemente scomparso, ndr) indirizzò la richiesta al protomonastero Santa Chiara di Assisi, con il sostegno di monsignor Alessandro Maria Gottardi, arcivescovo di Trento.

Dopo alcuni sopralluoghi e dopo aver scartato la prima ipotesi, ossia quella di fondare il monastero a Rovereto, venne individuato il convento San Francesco di Borgo, che opportunamente ristrutturato e riadattato per dividere gli immobili presenti, accolse sia i frati minori (fino al 2015) che le sorelle clarisse.

Al termine, prima di un momento conviviale, è stato letto anche un saluto da parte della Provincia Sant’Antonio dei frati minori del nord Italia ed anche dei francescani trentini, quest’ultimo letto da padre Italo Kresevic.

(lop)