Grande festa di popolo in Cattedrale a Trento nel pomeriggio di sabato 22 giugno per l’ordinazione presbiterale di Alberto Bolognani, 26enne di Vigo Cavedine, presieduta dall’arcivescovo Lauro Tisi accanto al moriano monsignor Mariano Manzana, vescovo da vent’anni, da poco emerito della Diocesi di Mossorò in Brasile.
Con famigliari, compaesani e convalligiani si sono stretti a don Alberto molti fedeli delle comunità di Mattarello e Riva del Garda con cui Alberto aveva collaborato negli anni del seminario e una nutrita rappresentanza delle parrocchie fiemmesi che ruotano attorno a Cavalese, dove il giovane ha svolto servizio diaconale e dove proseguirà il ministero dall’autunno prossimo come vicario parrocchiale.
Dopo l’invocazione allo Spirito Santo e ai santi, accompagnata dal grande coro formato in particolare da cantori della Valle dei Laghi e della Val di Fiemme, l’arcivescovo Lauro ha imposto le mani su Bolognani, seguito da monsignor Manzana e da almeno un’ottantina di preti, a cominciare dai formatori del Seminario e dai parroci delle località che hanno segnato la giovane biografia del novello prete.
L’omelia dell’Arcivescovo
Dopo aver ricordato nei saluti iniziali la parallela ordinazione presbiterale a Roma del giovane trentino Martino Zavarise di Caldonazzo, della Fraternità di S. Carlo Borromeo (Comunione e Liberazione), don Lauro nella sua appassionata omelia (QUI TESTO UFFICIALE) cita il profeta Geremia (proclamato nella Prima Lettura): “Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo… (Ger 1,5). “La nostra identità, quella di Alberto e di tutti noi, è l’essere cercati, inseguiti. Questa ricerca – spiega Tisi – ha il suo apice, il suo compimento nel farsi volto, storia, incontro nella persona di Gesù”. “Siamo – incalza a braccio – passione di Dio, Di più: uomini e donne che fanno girare la testa a Dio”.
“Dio prepara pane e pesce arrostito”
L’Arcivescovo definisce l’origine del “percorso credente” come la “percezione che nell’umanità di Gesù abita un’eccedenza“. “I primi passi della Chiesa – aggiunge – sono segnati da una folgorazione“. Tisi la sostanzia così: “In un preciso punto della storia, un gruppo di uomini travolti dalla vergogna per essere andati ingenuamente dietro a un uomo condannato a morte su un palo infame lo ritrovano vivo, intento a preparare loro sulla riva pane e pesce arrostito”. “Lo sconforto e la delusione diviene allora adrenalina ed essi non possono più tacere quanto hanno visto e udito”. “Questo Dio che prepara pane e pesce agli uomini – si anima don Lauro – non c’è in nessun almanacco religioso, è un Dio assolutamente nuovo”.
“Ti consegno i lineamenti di un Dio mite”
“A te caro Alberto, con stupore e meraviglia, mi permetto di consegnarti, come viatico all’inizio del tuo cammino presbiterale, i lineamenti dell’umanità di Gesù, che dopo duemila anni è potenza allo stato puro. Cambierà il ministero, ma non la seduzione di questo Dio”. Don Lauro ne definisce i tratti: “Egli è l’uomo mite, pacifico, l’uomo estraneo alla malizia, l’uomo capace di amare il compito di vivere anche quando la vita fa piangere; l’uomo che si prende cura dell’altro; non vive facendo la guerra con tutto e con tutti, parla senza malizia, mantiene la parola, custodisce la fedeltà, protegge i legami, è disposto a dare la sua vita perché un altro possa vivere. Questi lineamenti, caro Alberto, siano il tuo punto di riferimento a cui mai rinunci”.”
“Chiesa serva della speranza”
“La Chiesa ha il dovere di regalare agli uomini e alle donne di ogni tempo, l’entusiasmante certezza che il modo di vivere di Gesù può diventare il nostro modo di vivere, il nostro habitat. Per questo la comunità credente non può sottrarsi dal servire la speranza. Chiesa di Trento, ricordati che se non servi la speranza sei sale insipido! E la speranza altro non è che quel meraviglioso Dio che da duemila anni conquista il cuore degli uomini e questa sera ha portato in questa Cattedrale un giovane di 26 anni, Alberto. Come deve farlo? Nella logica dell’essere segno non potere, con i tratti della piccolezza e della fragilità. E racconta, Chiesa di Trento, a questa umanità intollerante e violenta, che tutti i giorni sei perdonata e amata”.
Infine, da don Lauro l’invito al novello prete a non temere l’inesperienza della giovinezza (“Non temere, rimani fino all’ultimo un impacciato apprendista della Parola”) e a tutti i preti una sollecitazione a “coltivare la gioia della fraternità, sperimentata da Alberto in val di Fiemme, come da lui ammesso nell’intervista a Vita Trentina”.
“Grazie commosso ai formatori”
Prima della benedizione finale, don Lauro ha salutato e ringraziato la famiglia e le comunità che hanno accompagnato la vocazione di Alberto. L’Arcivescovo ha poi ricordato la felice coabitazione nel seminario di Trento di seminaristi anche della Diocesi di Belluno Feltre, come attestato dalla presenza in Duomo di don Andrea Canal, da poco prete bellunese e compagno di viaggio di Alberto.
“Dico grazie – ha infine aggiunto don Lauro con la voce incrinata dall’emozione – agli educatori del Seminario e in particolare al rettore don Tiziano Telch e al padre spirituale don Livio Buffa e con loro agli sposi Annalisa Pasini e Vittorio Cozzio, genitori di quattro figli che accompagnano il discernimento dei giovani seminaristi” (QUI ARTICOLO).
La Prima Messa
Domenica 23 giugno, don Alberto celebrerà la sua Prima Messa nel paese natale: l’appuntamento è alle ore 16 nella chiesa parrocchiale di San Biagio.
FOTO DI GIANNI ZOTTA