Importanti spunti di riflessione sul ruolo del prete come guida comunitaria sono emersi dalla “Tre-giorni” di formazione per il clero trentino proposta nelle ultime settimane in due turni: un primo gruppo si è riunito a San Fidenzio, il secondo a Roveré Veronese.
Alla meditazione biblica di don Stefano Zeni hanno fatto seguito le considerazioni teologico-pastorali rispettivamente di don Alessio Dal Pozzolo e don Massimo Nardello mentre per entrambi i gruppi la dott.ssa Flavia Favero Baino ha stimolato i preti trentini a sperimentare nel concreto (come dimostra la foto) cosa significa guidare un gruppo e come decidere insieme.
Le conclusioni del vescovo Lauro
Salutari provocazioni sono arrivate anche dall’arcivescovo Lauro nella conclusione dei lavori. Monsignor Tisi, ricordando la testimonianza di don Renzo Caserotti, ha invitato a coltivare il senso di gratitudine per la vita ponendosi l’interrogativo: “Quanta gratitudine ho?“. “Ecco – ha spiegato don Lauro – il criterio per verificare se la vita ci sorprende ancora”.
Riprendendo poi il suo Messaggio in vista della Visita pastorale dal titolo “La messe è molta“, l’Arcivescovo ha fatto notare come “c’è un seminatore, un Regno che va al di là dei confini ecclesiali. Gli operai sono raccoglitori, non seminatori. Quanto come Chiesa ci pensiamo raccoglitori di un Regno già piantato, oppure ci entra la sindrome malata che il Regno dipende da noi? Ci credo o no alla fecondità della Pasqua? Gli Atti degli Apostoli – ha fatto notare Tisi – presentano tutte le fatiche della Chiesa primitiva. Una Chiesa che però riconosce il Regno“. “Dobbiamo – è la sollecitazione del pastore – purificare la vista. Noi continuiamo a leggere l’oggi con la nostalgia per il potere e la riconoscibilità del tempo passato. Il nostro compito è custodire il Vangelo. Far sì che nello scopo di quella comunità ci sia il Vangelo. Ben sapendo che Il Vangelo supera le logiche umane. Noi annunciamo il paradosso. E solo l’esperienza – ha concluso l’Arcivescovo – realizza l’accreditamento del Vangelo”.