Giovedì Santo, in cattedrale il vescovo Lauro lava i piedi ai volontari. “Nel pane eucaristico passa in noi la vita stessa di Dio”

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Giovedì Santo. Con la s. Messa in memoria dell’ultima cena di Gesù, ha avuto inizio il Triduo Pasquale.

L’arcivescovo Lauro ha presieduto in cattedrale la celebrazione che ricorda l’istituzione dell’Eucarestia, con il rito della lavanda dei piedi. Monsignor Tisi ha lavato i piedi ad alcuni rappresentanti del mondo del volontariato, ecclesiale e non, ricordando così Trento capitale europea ed italiana del volontariato: vigili del fuoco, scout, animatori dei giovani, persone impegnate nella carità, catechisti.

“Il gesto eucaristico – ha sottolineato don Lauro nell’omelia – ha sfidato una notte di tradimento e oggi sfida una notte umana fatta di violenza, di prevaricazione, di paura e angoscia. C’è l’elemento del pane, che sempre è evocativo della vita: la natura, il lavoro, la correlazione con la bontà. Il pane parla da solo a tutte le latitudini. Nel prendere in mano il pane, Gesù prende dunque in mano la vita dell’uomo in tutte le sfaccettature e pronuncia la benedizione: proclama buono l’umano, pur nella notte del tradimento che è anche quest’ora segnata da tanti tradimenti. Poi spezza  il pane: altro elemento straordinario!  Quando all’umano togli la condivisione, esso abbruttisce e comincia a diventare disumano”.

Questo è il mio corpo’.  “Parola creatrice – commenta l’Arcivescovo – che trasforma il pane nella persona stessa di Gesù ed è meraviglioso che, mangiando quel pane, noi diventiamo Gesù. Dice Giovanni: ‘Chi mangia me, vivrà me’. Nel gesto eucaristico – si appassiona don Lauro – passa in noi la vita stessa di Dio. Papa Benedetto – rammenta Tisi – la definiva la ‘vera fissione nucleare’. Purtroppo il nostro accostarsi all’eucarestia non ha questa intensità. Siamo onesti: abbiamo ridotto spesso il gesto eucaristico a devozione, a rituale e non a quello che ho appena descritto. Riprendo le parole della Lettera agli Ebrei: non disertate la riunione eucaristica! è come perdere la possibilità di avere in noi i lineamenti della persona di Gesù. L’Eucarestia costruisce la nostra vita credente e ci libera dal pelagianesimo, da una declinazione della vita credente per cui pensiamo di poter produrre da noi il Regno. Il Regno è solo dono!”

‘Un corpo dato per voi’. “Il dono di sè – argomenta Tisi – è la struttura esistenziale di Gesù, non un abito etico. C’è identificazione tra Gesù e il dono di sè. Il grande rischio del nostro impegno solidaristico è che diventi esibizione. Addirittura si possono usare i poveri per far grandi noi stessi! È arrivato il momento di far sì che il dono di sé divenga sempre più l’abito della nostra vita. Il sangue della Nuova Alleanza è scoprire che sono amato dal Padre,  sono figlio di un amore commovente che mi ha generato e che Dio riserva a ogni uomo. E così posso guardare i miei interlocutori e dire: tu sei mio fratello, tu sei mia sorella, senza di te la mia vita non esiste”.   

In mattinata la cattedrale aveva accolto la Messa del Crisma, con oltre duecento preti della Diocesi riuniti per la memoria della loro ordinazione.

Foto Aurora Mattivi