In cammino silenzioso lungo le vie di Trento, ricordando il dramma dei migranti, per dire insieme “Cambiamo rotta!”. Circa duecento persone hanno preso parte nel pomeriggio di Capodanno alla marcia della pace promossa dalla Diocesi. La Marcia prevedeva la sosta in luoghi simbolo per il mondo dei richiedenti asilo con alcune testimonianze significative, fino alla Messa conclusiva in cattedrale con l’arcivescovo Lauro.
Partita dal Liceo Scientifico Da Vinci con lui gli studenti del Liceo, protagonisti di un percorso di educazione alla pace, la Marcia si è portata a Casa Sant’Angela, in via Giusti (destinata dalla Diocesi all’accoglienza dei senza dimora), con la testimonianza di Tommaso Vaccari un operatore di Fondazione Comunità Solidale e di Abdel Irrhaman, arrivato 34 anni fa in Trentino dal Marocco, ora un Hope, ovvero un ex senza dimora impegnato in attività di accompagnamento e mediazione.
Altra tappa al sottopasso ferroviario che collega via Madruzzo al Muse con testimone il pakistano Zeeshan, arrivato in Trentino dopo un drammatico percorso lungo la rotta balcanica, ora ricongiuntosi con la famiglia a Storo, dove ha pure trovato un lavoro stabile.
“Un po’ provocatoriamente mi verrebbe da dire benvenuti a casa. Perché, per alcune persone, i sottopassaggi della nostra città sono casa”, ha sottolineato don Cristiano Bettega, delegato dell’Area Testimonianza e Impegno sociale dell’Arcidiocesi di Trento.
A Torre Mirana (sede della mostra Finding Home) la tappa successiva, con la testimonianza in videocollegamento di Silvia Maraone, coordinatrice di IPSIA al campo profughi di Lipa in Bosnia Erzegovina, a cui sono stati destinati finora gli oltre 40mila euro di fondi raccolti dalla campagna “Cambiamo rotta!”, lanciata dalla Diocesi e da altre realtà, titolo anche della Marcia di quest’anno.
L’ultima tappa della Marcia della Pace in cattedrale dove è intervenuto Raffaele Crocco, direttore di Unimondo e del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo”.
Quindi la solenne S. Messapresieduta dall’arcivescovo Lauro con diretta streaming sul canale YouTube della Diocesi e in Tv (Telepace Trento).
L’eco della celebrazione nella cronaca di Vita Trentina:
“Oggi sono stato alla chiesa di Raossi. Su questa piccola chiesa, c’è una scritta interessantissima: Qui si entra per incontrare Dio, qui si esce per amare il prossimo. Come vorrei che l’Eucarestia fosse questo”. È questo l’augurio che l’arcivescovo di Trento, Lauro Tisi, ha espresso in occasione della Messa del 1° gennaio nel Duomo di Trento. Secondo monsignor Tisi, “la parola di Dio non è difficile, basta solo fidarsi e attuarla”. “Ho una battuta per esprimere questo concetto – ha detto – ed è Elementare, Watson“.
Monsignor Tisi, riprendendo le parole di papa Francesco per la Giornata della Pace, ha indicato tre vie in cui si manifesta il Bambino Gesù e il cambiamento che genera. Il cambiamento sta “negli uomini e nelle donne impegnati per la tutela dell’ambiente e per la promozione della pace e nei campi profughi, e negli gli uomini e nelle donne che nei nostri ospedali e nelle nostre case di riposo continuano a scrivere pagine eroiche di tenerezze e grandezza, seppur stressati negli orari e nella mancanza di tutele”.
All’inizio della celebrazione, monsignor Tisi ha ricordato anche papa Benedetto XVI, morto il 31 dicembre. “Ha indagato il mistero di Cristo – ha detto – e ha saputo presentare la fede come l’incontro con l’umanità di Gesù. Ha scritto pagine estremamente interessanti su questo terreno”. “Ha desacralizzato la figura del Papa – ha aggiunto l’arcivescovo Tisi -. Quando ha lasciato il ministero petrino ha detto ‘Non ho più la forza per farlo’, conferendo umanità al ruolo di Papa“. Monsignor Tisi ha ringraziato Benedetto XVI, oltre che per la sua umiltà, anche per la sua prova di fede. “Lo ringraziamo anche per questi 10 anni di preghiera e di silenzio con cui ha sostenuto in modo mirabile la Chiesa”, ha aggiunto. (Marianna Malpaga)