Sarà presentato anche a Trento, lunedì 30 maggio alle 20.30 nella badia di San Lorenzo, in piazza Dante, l’ultimo libro di Gino Strada, “Una persona alla volta“, uscito postumo lo scorso marzo, che racconta la storia del chirurgo e di Emergency, associazione da lui fondata.
All’evento, organizzato dal gruppo Emergency di Trento, saranno presenti Rossella Miccio, presidente di Emergency; don Lauro Tisi, Vescovo di Trento; Franco Ianeselli, sindaco del capoluogo. A moderare la serata sarà Alberto Faustini, direttore de l’Adige, mentre le letture dal testo saranno a cura di Maura Pettorruso.
Una serata che si preannuncia intensa, ricca di spunti, prospettive, ricordi, tracce da seguire: il “dottor Gino” credeva nell’abolizione della guerra, credeva nella costruzione di pace e diritti attraverso una sanità gratuita e di qualità, anche nel nostro paese. Questo racconta anche nel libro, che parte dai primi anni ’90 quando, da promettente medico di circa quarant’anni si aggira per il mondo, letteralmente in prima linea. È al fronte con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra, impegnato in chirurgia di urgenza per assistere feriti di guerra, ed in particolare le vittime tra le vittime: i civili. Nella Grande Guerra sono stati il 10% del totale; nei conflitti contemporanei sono il 90% e in buona parte si tratta di bambini. Dilaniati o mutilati da bombe o mine esplose tra le loro mani, scambiate per giocattoli. In Ruanda, nel 1994, si raggiunge l’apice della brutalità: un milione di morti in cento giorni. Una catastrofe dall’efferatezza inaudita.
Di fronte a quella tragedia, quel giovane medico, il dottor Gino Strada, ha bisogno di fare di più: con il sostegno di sua moglie, Teresa Sarti, di Carlo Garbagnati, di Giulio Cristoffanini e altri amici, fonda Emergency e lancia un appello al quale, in poco tempo, rispondono tantissimi Italiani.
Il primo progetto dell’associazione è proprio in Ruanda, durante il genocidio. Poi arrivano Cambogia, Sudan, Sierra Leone e l’ebola, Algeria, Angola, Palestina, Nicaragua, Sri Lanka, Iraq, Nepal, Eritrea, Libia, Repubblica Centrafricana, Serbia, Italia, Yemen. Oggi anche l’Uganda, con un ospedale attivo dal 2020, disegnato da Renzo Piano e costruito con la stessa terra su cui poggia. Infine, la Moldavia, a sostegno di chi fugge dalla guerra in Ucraina.
E l’Afghanistan, certo: Emergency è presente nel paese ininterrottamente dal 1999. Il primo intervento fu il centro chirurgico ad Anabah, nella Valle del Panshir. Poi si sono aggiunti altri due centri chirurgici per vittime di guerra a Kabul e Lashkar-gah, un centro di maternità a 1.700 metri di altitudine dove oggi nascono 7.000 bambini all’anno, cinque centri di assistenza ai detenuti, 44 posti di primo soccorso e centri sanitari. C’è tanto Afghanistan nella storia di Emergency e nella storia di Gino Strada e il libro “Una persona alla volta” ne è intriso: a leggerlo oggi, che siamo nel pieno di una nuova guerra, suona come un monito (inascoltato). Il dottor Strada recupera dati e stime e ci mostra, in tutta la sua evidenza, l’inutilità della guerra.
L’ultimo conflitto, partito nel settembre 2001 in seguito all’11 settembre, ha causato 2.448 soldati uccisi, oltre 20.000 feriti, oltre 240.000 vittime dirette della guerra e altre centinaia di migliaia sono decedute a causa di fame, malattie mancanza di servizi essenziali. Dal 2009, almeno 28.866 bambini sono morti o rimasti feriti. E poi 5 milioni di sfollati, decine di migliaia di ragazzi che non hanno mai visto un giorno di pace. Vent’anni di guerra hanno lasciato un paese distrutto e sono costati oltre 2.000 miliardi di dollari statunitensi e 8,7 miliardi di euro italiani. In 22 anni di lavoro, Emergency in Afghanistan ha speso circa 133 milioni di euro per curare oltre 8 milioni di persone, formare nuovi medici e personale sanitario, dare lavoro a circa 2.500 afghani.