Giovedì Santo, vescovo Lauro: “Gesù, salvaci dal veleno del ‘mi arrangio’ per accettare di essere amati da te e superare l’allergia all’incontro e alla comunione. Ecco l’incanto eucaristico”

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La Messa in memoria dell’ultima cena con cui Gesù istituì il sacramento eucaristico, ha aperto il Triduo Pasquale la sera del Giovedì Santo.

Perché il dolore?

In cattedrale è stata presieduta dall’arcivescovo Lauro, che ha aperto l’omelia con un interrogativo di per sé frequente, sollecitato dalla drammaticità di questi giorni: “Se Dio è onnipotente, perché la guerra, le pandemie, il dolore dei bambini?” Domande che a detta di monsignori Tisi  “rivelano un dato di fatto: fatichiamo a sentire Dio come un nostro alleato, ci risulta più facile sentirlo come un avversario”.

Noi come il Grande Inquisitore

Don Lauro riprende papa Francesco che all’udienza del mercoledì ha citato Dostoevskij e in particolare “I fratelli Karamazov” nella parte sul ‘Grande Inquisitore’ che dopo aver arrestato Gesù – riassume monsignor Tisi – lo rimprovera perché, pur potendo, non ha voluto diventare re, preferendo lasciare libero l’uomo anziché soggiogarlo e risolverne i problemi con la forza: ‘Se c’è qualcuno che ha meritato più di tutti il nostro rogo, sei proprio Tu Gesù Cristo’. Una sentenza di fronte alla quale “Gesù – nota Tisi – si avvicina all’Inquisitore in silenzio e lo bacia con delicatezza”.

Disposti ad amare ma non a farsi amare

“Mi piace immaginare la lavanda dei piedi come il bacio che Gesù regala questa sera alla nostra Chiesa e a quell’inquisitore che siamo tutti noi”, sottolinea l’Arcivescovo che poi si sofferma sul rifiuto di Pietro nel farsi lavare i piedi. “I discepoli e in particolare Pietro sono sconcertati dal gesto del Maestro inginocchiato ai loro piedi. I piedi di chi lo tradirà, di uomini che avevano il gusto di discutere su chi fosse il più grande e mirano al potere sono anche i nostri piedi, perché abbiamo anche noi gli stessi tratti di chi dubita e non si fida degli altri”. “Dunque – si chiede don Lauro – perché Pietro non vuole accettare che gli vengano lavati i piedi? Perché l’uomo, contrariamente a quanto pensiamo, è disposto ad amare ma accetta con grande fatica di essere amato? Il motivo è che “dentro di noi – è la risposta di Tisi – c’è un sogno diabolico: far da soli e non aver bisogno di nessuno. Questo è il veleno che ci abita!

“Il pane dell’Eucarestia – ecco allora l’auspicio del Giovedì Santo – ci liberi da questa suggestione diabolica e ci regali l’attitudine a lasciarsi amare. Perché questo è fondamentale per costruire comunione. Troviamo infatti facilmente benefattori, ma non uomini di incontro e di comunione. Chiedo all’Eucarestia che ognuno di noi venga strutturato come uomo e donna di comunione, uomo e donna che liberandosi della suggestione del ‘mi arrangio’ sente l’ebbrezza tipica di Dio: voglio essere colui che cammina con te, il tuo alleato. Senza il superamento dell’allergia all’incontro e alla comunione – incalza don Lauro – tutto quello che andiamo a fare, anche di bene, è a rischio”.

Incanto eucaristico

Quanto alla definizione eucaristica di “memoriale” l’Arcivescovo parla di “’incanto eucaristico” che “riporta la vita di Gesù dentro la mia contemporaneità, me la regala perché diventi la mia vita e noi possiamo essere memoria viva di Gesù di Nazareth”. “Gesù – s’appella don Lauro prima di rinnovare il memoriale nella solenne preghiera eucaristica – lava i nostri piedi, abbatti la nostra resistenza ad essere lavati da te, donaci il gusto di guardarci negli occhi e gioire per l’esistenza degli altri”.

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