Al via a Roma la prima Assemblea Sinodale con mille delegati. Papa: “Ora scelte e decisioni evangeliche”. Zuppi: “Ridare speranza a credenti rassegnati. Lavoriamo per unità del Paese”
A Roma la prima Assemblea Sinodale (15-17 novembre). Nella Basilica di San Paolo fuori le mura oltre mille delegati da tutta Italia (sei dalla Diocesi di Trento) per disegnare futuro
Cammino sinodale, verso la fase profetica con le indicazioni delle comunità sui temi cardine: donne, giovani e fragilità
Per progredire nell’approfondimento ci si può utilmente riferire al testo che orienta il terzo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: le “Linee guida per la fase sapienziale” , nella quale si cercherà di capire come far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno. Il testo, che si intitola “Si avvicinò e camminava con loro” e si compone di tre parti, offre alcune riflessioni suscitate dal racconto di Emmaus – icona scelta per questo anno – e presenta elementi metodologici per valorizzare la grande ricchezza del lavoro finora svolto. Si tratta infatti di proseguire nel percorso avviato, rafforzando l’esercizio del discernimento a partire dai temi e dalle domande proposte nelle Linee guida e indicando decisioni possibili, impegni, aspetti ancora da sviluppare. Un’impegno che la Diocesi di Trento concentrerà per l’appunto sui tre ambiti prioritari: donne, giovani e fragilità. Alla fase “sapienziale” farà seguito la fase “profetica”.
- 14 ottobre ore 9.15 - Vallagarina (Rovereto)
- 21 ottobre mattino – Valli del Noce (a Tuenno)
21 ottobre pomeriggio – Piana Rotaliana e valle di Cembra (a Mezzocorona) - 28 ottobre mattino – Giudicarie (a Spiazzo Rendena)
- 4 novembre mattino – Fiemme e Fassa (a Moena)
- 11 novembre mattino – Valsugana e Primiero (a Borgo)
11 novembre pomeriggio – Valsugana e Primiero (a Pergine) - 18 novembre mattino – Trento (chiesa di San Giuseppe)
- 2 dicembre mattino – Alto Garda e Ledro (ad Arco)
Tu giovane, alla luce della tua esperienza, cosa ti aspetti personalmente dalla Chiesa? Come potrebbe la comunità credente farti sentire protagonista? La Chiesa Cosa può dare oggi ai giovani? Come può la comunità credente renderli protagonisti?
I giovani percepiscono la Chiesa da una parte “non attraente”, legata alle usanze e tradizioni del passato, rigida e severa, quasi unicamente incentrata sulla celebrazione della S. Messa che risulta “noiosa” e la cui partecipazione diventa per loro difficile. Il linguaggio e i gesti liturgici sono incomprensibili, non comunicano e sono lontani dalla loro vita. C’è troppo ascolto e poco dialogo, per cui la Messa non coinvolge.
È una Chiesa per adulti non per giovani. Non comunica “gioia”, per cui non è attrattiva. È poco aperta ai problemi che emergono dalla società, chiusa su alcune questioni come “diritti civili, aborto”, LGBQT, sulle quali dovrebbe mettersi in discussione.
Per altri versi i giovani hanno vissuto esperienze gratificanti di Chiesa. Ricordano con positività i campeggi, i grest, le gite, come pure alcune esperienze caritative. In particolare, riconoscono la validità dell’associazione “Noi” e delle attività degli oratori come luoghi di incontro e di amicizia, di svago e di giochi.
Generalmente non sono contrari alla Chiesa, anche se alcuni sono assai critici. Attendono da essa che gli si vada incontro. In fondo non chiedono molto, anzi hanno sete anche di proposte impegnative e di spiritualità.
Sostanzialmente chiedono di essere “visti”, ascoltati, riconosciuti, apprezzati e, soprattutto, di essere protagonisti delle loro scelte e delle loro iniziative, mentre avvertono negli adulti e nei preti una certa resistenza a coinvolgerli.
Sono generalmente disponibili e generosi quando viene chiesto il loro aiuto, anche se faticano ad essere costanti. Portati più ad agire, al “fare”, partecipano più facilmente quando si fa qualcosa di concreto e si impegnano volentieri in attività di volontariato che aiutino le persone meno fortunate.
Ci sono giovani che dichiarano di non aspettarsi niente dalla Chiesa, o di non essere interessati ad essa. Ci sono pure giovani che, se coinvolti in modo “giusto”, affermano che a loro piacerebbe far parte della Chiesa, interagire con essa, parlare e confrontarsi con gruppi di adulti e anziani, perché li fa sentire parte della comunità. Questo, però, non da spettatori, ma da protagonisti, senza alcuna forzatura, perché l’appartenere alla Chiesa “deve venire da dentro di noi giovani”.
Ci sono coloro che sognano una Chiesa aperta, accogliente e meno giudicante, più inclusiva, una “Chiesa famiglia”, luogo di incontro, in cui tutti possano ritrovarsi, partecipare e collaborare, anche quelli che si sono allontanati. Importanti, infatti, per i giovani, sono i luoghi di aggregazione che la Chiesa offre e che desiderano aperti a tutti, senza esclusioni.
Si aspettano pure una Chiesa che lasci indietro cose passate: “vedere non solo uomini con le gonne (i preti), ma anche donne con i pantaloni, ossia vedere donne sacerdote”.
Nei giovani non manca un desiderio di formazione e riconoscono i valori religiosi e spirituali che la Chiesa veicola. Essa può offrire loro un grande messaggio, una grande cultura, purché i suoi insegnamenti li sappia esprimere in modo adeguato. Dovrebbe pure essere attenta al mondo dei social.
Sottolineano l’importanza di figure carismatiche, di leader, magari sacerdoti giovani, che sappiano dialogare con loro, ascoltare e accompagnare. Chiedono una “catechesi creativa”, non “noiosa”, che li aiuti a trovare il loro modo di vivere la fede e animatori che sappiano presentare il Vangelo con un linguaggio nuovo, in modo gioioso e attraente. Loro stessi si sentono portatori di gioia.
Proposte singole:
- dare il Battesimo in “età avanzata” perché ci sia più consapevolezza e la fede sia una scelta personale
- portare la Cresima a 18 anni
- farsi aiutare dai movimenti
- organizzare “la giornata della famiglia” con una Eucaristia domenicale appositamente preparata.
Come donna, alla luce della tua esperienza, cosa chiedi alla Chiesa per sentirti valorizzata ed essere davvero corresponsabile nella comunità credente? Come può la Chiesa valorizzare le donne perché siano realmente corresponsabili?
Dalle sintesi spesso emerge che: “come donne in realtà siamo molto attive nella vita delle nostre comunità, e per questo ci sentiamo valorizzate e corresponsabili.” Le donne sono, però, poco riconosciute ai livelli apicali della Chiesa, anche se Papa Francesco sta aprendo nuove prospettive. Capita che non vengano riconosciute le loro capacità decisionali e per questo non vengano rivestite di ruoli di responsabilità strategici all’interno degli organi ecclesiali parrocchiali. Dovrebbero essere “coinvolte realmente” così da valorizzare il loro punto di vista e le loro peculiari sensibilità femminili.
Ricorre di frequente la seguente riflessione: la piena valorizzazione della donna all’interno della Chiesa passa attraverso il riconoscimento del ruolo di tutti i laici, uomini e donne, nella vita ecclesiale. In forza del Battesimo, tutti i cristiani hanno pari dignità, sono chiamati alla corresponsabilità e ad un autentico protagonismo. Siamo ancora in una Chiesa fortemente maschilista, ma gradatamente occorre promuovere la parità e la reciprocità tra uomini e donne. Viene richiesto un “bilanciamento” maggiore di presenze maschili e femminili negli organismi di partecipazione ecclesiale.
A questo proposito si chiede che anche il linguaggio ecclesiale si evolva, diventi più inclusivo e attento alla dimensione femminile.
In tutte le sintesi non emergono “rivendicazioni” o contrapposizioni, ma si chiede piuttosto maggior complementarità (insieme l’uomo e la donna fanno meglio le cose) e reciprocità (non si può pensare di garantire la pari dignità se non preme ad entrambi i sessi la piena realizzazione dell’altro/a riconoscendo, garantendo e valorizzando ciascuno le proprie specificità e sensibilità, così che uno può essere pienamente se stesso solo se anche l’altro/a si realizza).
In più di una sintesi emerge la richiesta del sacerdozio femminile e ancor più del diaconato.
Alcune problematiche di vario genere emergono qua e là nelle sintesi: come essere più accoglienti verso le donne giovani e coinvolgerle nei servizi ecclesiali? Come accogliere le donne “da fuori” che arrivano nei nostri piccoli paesi? E poi come accogliere e valorizzare di più quelle donne che prestano servizi umili nelle comunità (Per es. pulizie), ma che non partecipano alla vita ecclesiale? Occorre superare il pregiudizio che il tempo dedicato dalle donne alla comunità cristiana è rubato alla famiglia. Inoltre, ci sono tante problematiche di ordine socio-economico che coinvolgono la vita delle donne e che nella chiesa meriterebbero maggior attenzione: conciliare il lavoro e la famiglia, la maternità, la contraccezione…
Alcuni sottolineano come le donne riescano a coinvolgere anche i loro mariti, sanno dare contributi “innovativi” alla vita ecclesiale, sono sempre disponibili, sono il futuro della Chiesa come servizio, potrebbero contribuire maggiormente a rinnovare la teologia.
Stimolante è la riflessione sul “perché” oggi sia così viva la tematica del ruolo della donna nella Chiesa. Che sia per il fatto che ormai la Chiesa ha il volto prevalentemente femminile? Infatti, la presenza femminile è nettamente maggioritaria nelle celebrazioni e nella vita delle nostre comunità.
L’aspetto più significativo che è emerso dalle sintesi è il contributo che le donne possono dare alla Chiesa perché sia più conforme al Vangelo, soprattutto rispetto al suo modo di gestire “il potere” che dovrebbe essere servizio.
Emerge chiaramente dalle sintesi la questione dell’attribuzione del potere agli uomini e del servizio alle donne; il messaggio di Gesù è però tutto orientato al servizio; il Vangelo ha subito una sorta di tradimento nel momento in cui il ministero ordinato si è sviluppato nel senso del potere; ecco perché risulta di fondamentale importanza recuperare l’elemento femminile nella Chiesa per recuperare la giusta dimensione del servizio; recuperare il femminile significa infatti recuperare il senso del potere evangelico che è servizio.
Come, nei momenti di fragilità, ti sei sentito accolto dalla Chiesa?
In che modo la comunità credente può essere più vicina alle tante povertà? La Chiesa come può rispondere alle fragilità per essere davvero fedele al Vangelo?
Il tema della fragilità è molto complesso e richiede un superamento di visione per non dividere in “noi e loro”. Una Chiesa veramente evangelica è una Chiesa che, a partire dalla propria fragilità, si fa carico di quanti sono più “poveri e oppressi”
Le fragilità che si riscontrano oggi nel tessuto sociale sono molte, i bisogni non sono solo quelli economici, stanno aumentando situazioni di solitudine e di disagio nelle famiglie, fra i giovani e gli adolescenti.
Si ritiene urgente considerare il fenomeno degli immigrati/richiedenti asilo, fenomeno che sta aumentando e causando situazioni di fragilità su vari fronti e del quale la Chiesa si ritiene sia chiamata a farsene carico.
È difficile individuare le fragilità di natura psicologica.
Le fragilità vanno cercate con rispetto e delicatezza. Le persone stesse faticano a manifestarsi e a chiedere aiuto, forse per un naturale riserbo o vergogna, per cui non è sempre facile intervenire, talvolta per paura di offendere o apparire invadenti. L’aiuto è possibile solo dentro una relazione personale, un rapporto di conoscenza e di fiducia reciproca, che consente alla persona di aprirsi liberamente. Si sottolinea l’importanza dell’ascolto, della vicinanza/prossimità nel rispetto delle singole situazioni. Si intravede un passaggio urgente: da Chiesa struttura a Chiesa comunità capace di “farsi carico – di aver cura”.
Si è apprezzata molto la proposta diocesana del Miserere di Comunità, durante il periodo quaresimale.
Nel “Miserere” si confessa che si fa fatica a capire i poveri e, talvolta, “si guardano dall’alto al basso”, per cui si chiede perdono.
Si suggerisce di riprendere le “opere di misericordia”, proprio perché le forme di povertà sono molteplici e non sempre facilmente riconoscibili, chiedono capacità di osservazione, attenzione e interventi di cura continuativi, non momentanei o sporadici.
Si riconosce e si ringrazia per il prezioso servizio dei vari gruppi Caritas, dei Centri di ascolto, di tanti volontari, e soprattutto per i gesti semplici di tante persone, anche oltre la comunità cristiana, che operano nel silenzio e nel nascondimento.
Si sottolinea l’importanza del servizio dei “Ministri della Comunione” che, visitando malati e anziani con una certa consuetudine, favoriscono conoscenza e familiarità, offrono vicinanza e ascolto.
La Diocesi di Trento, così come tutta la Chiesa italiana, prosegue nel segno de/l'ascolto il Cammino sinodale voluto dal Papa. Nel primo anno di ascolto il confronto verteva attorno alle domande: Che cosa suscita in te la parola Chiesa? Qual è la tua esperienza della comunità credente? In questo secondo anno sinodale, la Chiesa trentina invita ad aprire alcuni "cantieri di lavoro" su tre tematiche specifiche: giovani, donne e fragilità.
Comunità parrocchiali ma anche gruppi informali all'interno della società civile - con particolare riferimento al mondo giovanile, a realtà aggregative dell'universo femminile o del volontariato - sono chiamati a interrogarsi su tre domande dirette:
• Tu giovane, alla luce della tua esperienza, cosa ti aspetti personalmente dalla Chiesa? Come potrebbe la comunità credente farti sentire protagonista?
• Come donna, alla luce della tua esperienza, cosa chiedi alla Chiesa per sentirti valorizzata ed essere davvero corresponsabile nella comunità credente?
• Come, nei momenti di fragilità, ti sei sentito accolto dalla Chiesa? In che modo la comunità credente può essere più vicina alle tante povertà?
Nei gruppi "misti", aperti alla partecipazione di tutti, le domande saranno invece poste in modo indiretto:
• Alla luce della tua esperienza, la Chiesa cosa può dare oggi ai giovani? Come può la comunità credente renderli protagonisti?
• Come può la Chiesa valorizzare le donne perché siano realmente corresponsabili?
• Come può rispondere la Chiesa alle fragilità per essere davvero fedele al Vangelo?
COME "FUNZIONA" UN GRUPPO SINODALE? IL METODO DELLA CONVERSAZIONE SPIRITUALE E FRATERNA
Al Gruppo è proposta una struttura di ascolto basata su quella che viene chiamata "conversazione spirituale e fraterna". La durata è di circa un'ora e mezza. Si compone di tre momenti (o passaggi):
• Primo momento: ASCOLTO
Ciascuno di noi prende la parola (per non più di 4-5 minuti) e condivide la propria esperienzarspetto all'interrogativo proposto. Tutti siamo chiamati ad ascoltare senza dibattere o intervenire. Terminato il giro di racconti, sono previsti 2-3 minuti di silenzio perché ciascuno di noi lasci risuonare dentro di sé quanto ascoltato dagli altri.
• Secondo momento: RISONANZA
Ciascuno condivide cosa lo ha colpito, cosa lo interpella profondamente a partire da quanto ha ascoltato dagli altri (senza aggiungere ulteriori racconti). Emerge anche in questo modo cosa ci dice lo Spirito. Pure per questo momento è previsto il solo ascolto. Seguono 2-3 minuti di silenzio per preparare l'intervento successivo.
• Terzo momento: RACCOLTA
Ora siamo invitati a dialogare su cosa si ritiene importante dire alla Chiesa (locale e universale) come "contributo sinodale", condiviso, rispetto al tema. Aiutati dal facititatore cerchiamo di far emergere i punti chiave, le note più significative, ciò che ci ha colpito. Prima di considerare concluso questo momento, è importante che il facititatore concordi con tutti quali aspetti comunicare alla Chiesa Diocesana. Il segretario avrà il compito di raccogliere il tutto in un breve testo e inviarlo alla Diocesi all'indirizzo mail camminosinodale@diocesitn.it.
Ove possibile, si apre e si chiude l'incontro con la preghiera allo Spirito Santo. Se ci si pone in ascolto di persone che non condividono la fede cristiana, si può cominciare invitando ciascuno ad esprimersi condividendo con sincerità la propria prospettiva e le proprie esperienze: da tutti può venire un aiuto alta Chiesa nel suo Cammino sinodale di ricerca di quanto è buono e vero. La struttura di ogni incontro non va assunta in maniera rigida.
MODALITÀ PER LA COSTITUZIONE DEI GRUPPI D'ASCOLTO SINODALI E PER rASCOLTO OLTRE LE REALTÀ ECCLESIALI
Il gruppo sinodale è accompagnato da due figure: un facilitatore che promuove e agevola la partecipazione e l'ascolto di tutti e un segretario che appunterà le principati riflessioni. Le domande possono essere poste nei Gruppi d'ascolto sinodale con la stessa modalità del dialogo fraterno del primo anno d'ascolto, oppure con una modalità "più informale". La prima si presta di più per persone che appartengono alla realtà ecclesiale, mentre la seconda è più adatta a gruppi di persone che non partecipano direttamente alle attività ecclesiali. È proprio verso coloro che non frequentano direttamente le attività ecclesiali che quest'anno dovremmo puntare maggiormente l'attenzione e i nostri sforzi.
IL FACILITATORE
Anche quest'anno coloro che donano il loro tempo come facilitatori, sono preziosi e fondamentali, perché chiamati a mettersi in gioco con una ulteriore inventiva e creatività, adattandosi alle diverse situazioni in modo da coinvolgere più persone e ambienti possibili.
Il facilitatore:
• è una persona che si sente chiamata ad ascoltare e incontrare le persone lungo le strade del quotidiano
• "facilita" con qualche domanda la conversazione e ascolta con apertura d'animo quanto viene narrato
• ha un atteggiamento empatico, si astiene dai giudizi, alle domande non dà risposta ma le accoglie e le rimanda al gruppo
• affinché il tutto avvenga in modo fluido e sereno chiede di non interrompere la narrazione degli altri, ma solo di ascoltare e fare tesoro delle esperienze narrate
• limita con garbo eventuali interventi troppo lunghi
• cerca con semplicità di favorire la conversazione lasciandosi guidare da quanto man mano emerge, più che dalle domande stesse o da uno "schema" che magari ha prestabilito in antecedenza.
ALCUNE MODALITÀ PER FORMARE IL GRUPPO D'ASCOLTO SINODALE
È bene che non siano più di sei persone, ma ne bastano anche due o tre o anche una singola persona ascoltata. Premettiamo che è un gruppo "sinodale" e quindi si incontra "insieme sulla strada"!
• Perché non chiamare alcuni amici a fare una passeggiata per fare quattro chiacchiere? ''A.vrei delle semplici domande da farvi a nome del Papa ... o se volete a nome del Vescovo, della Chiesa':
• La proposta potrebbe essere fatta in un bar, mentre si beve un caffè.
• Si potrebbe decidere di invitare a casa qualche conoscente.
• Si può procedere anche con dei dialoghi attenti e rispettosi con singole persone: per es. sarebbe interessante che gli operatori Caritas ''ascoltassero" le persone che si accostano per chiedere un aiuto, ponendo le domande sinodali.
• Il carcere è pure un ambiente molto particolare, ma ricco di esperienza da ascoltare.
• A livello di operatori ne/l'ambito delle fragilità forse si può provare a radunare tre o quattro persone che sono disposte ad essere ''ascoltate".
• Si possono contattare le diverse associazioni di volontariato o culturali per chiedere se si possono incontrare e se si può porre loro alcune domande.
• Anche il materiale raccolto attraverso "Le anfore di comunità" entra tra i cantieri, e il suo materiale utilizzato per elaborare "Le prospettive da restituire alla Chiesa diocesana".
• Anche i Consigli pastorali e i Comitati parrocchiali sono chiamati a interrogarsi e a ripetere /'esperienza del Gruppo sinodale d'ascolto secondo le modalità proposte dalla Diocesi (ad es. "Il Miserere di comunità':
• Per quanto riguarda il cantiere dei Giovani vanno valorizzati i diversi gruppi giovani, i movimenti, le scuole, (Insegnanti di religione), il mondo dello
sport, l'Università. Anche i campeggi o i Grest potrebbero essere un'occasione per mettersi in ascolto e porre le domande del Sinodo (Durante una giornata di pioggia?)
• Per quanto riguarda il cantiere donne in particolare andranno coinvolte anche le comunità religiose.
• Vanno pure cercate tutte le realtà associative che si occupano in particolare di tematiche attinenti ai tre cantieri.
LOCANDINA GENERALE (con domande dirette)
LOCANDINA GENERALE (con domande indirette)
INTRODUZIONE AI TEMI E INDICAZIONI SULLA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO SINODALE
La sintesi del primo anno di ascolto del cammino sinodale raccoglie l’esito del lavoro degli oltre 400 gruppi sinodali d’ascolto, attivati in Diocesi a partire dal 4 febbraio 2022. I gruppi sinodali d’ascolto, in questa prima fase, sono risultati perlopiù formati da persone che partecipano attivamente alla vita ecclesiale, anche se non sono mancati gruppi sinodali partecipati da persone esterne all’organizzazione ecclesiale e che hanno quindi consentito di allargare in modo significativo l’ascolto.
I contributi esaminati dall’equipe sinodale risultano quindi abbastanza eterogenei, anche per formulazione e caratteristiche linguistiche.
L’interrogativo di fondo del primo anno di Cammino sinodale in Diocesi di Trento è stato formulato in modo da renderlo il più diretto e concreto possibile: Chiesa per te? (Che cosa suscita in te la parola Chiesa? Qual è la tua esperienza della comunità credente?).
Quotidianamente continuano a giungere sintesi, dalle quali emerge un vivo interesse per la partecipazione al Cammino sinodale. La fase di ascolto peraltro continua e da qui in avanti si cercherà di attivare soprattutto gruppi di persone non direttamente coinvolte nelle comunità cristiane.
La sintesi è proposta in una doppia versione, integrale e in forma più riassuntiva.
SINTESI VERSIONE INTEGRALE (SCARICA QUI)
ESTRATTO DELLA SINTESI (SCARICA QUI)
Il Cammino sinodale della Diocesi di Trento continua in piccoli gruppi, dove i partecipanti sono invitati a raccontare sé stessi e ad ascoltarsi a vicenda. L'incontro inizia con un momento di accoglienza dove ci si presenta. Si può rivolgere una preghiera allo Spirito Santo.
Il facilitatore spiega brevemente il senso del Cammino sinodale e lo stile d'ascolto di un gruppo sinodale in cui tutti devono sentirsi coinvolti.
Un segretario appunterà l'essenziale al termine dell'incontro.
Il facilitatore presenta quindi i 3 "cantieri" di riflessione proposti in Diocesi di Trento, dedicati ai giovani, alle donne e alle fragilità. In base al cantiere scelto, il facilitatore porrà quindi una delle seguenti domande:
- Tu giovane, alla luce della tua esperienza, cosa ti aspetti personalmente dalla Chiesa? Come potrebbe la comunità credente farti sentire protagonista?
- Come donna, alla luce della tua esperienza, cosa chiedi alla Chiesa per sentirti valorizzata ed essere dawero corresponsabile nella comunità credente?
- Come, nei momenti di fragilità, ti sei sentito accolto dalla Chiesa? In che modo la comunità credente può essere più vicina alle tante povertà?
Nei gruppi aperti alla partecipazione di tutti, le domande saranno invece poste in modo indiretto:
- Alla luce della tua esperienza, la Chiesa cosa può dare oggi ai giovani? Come può la comunità credente renderli protagonisti?
- Come può valorizzare le donne perché siano realmente corresponsabili?
- Infine, come può rispondere alle fragilità per essere dawero fedele al Vangelo?
Dopo un momento di silenzio, in cui ognuno si lascia interrogare dalle domande, il facilitatore invita tutti a turno a narrare la propria esperienza ed ascoltarsi a vicenda, evitando il dibattito.
In un secondo momento i partecipanti condividono cosa li ha particolarmente colpiti di quanto hanno ascoltato. È il momento per far risuonare qualcosa che si ritiene significativo. Infine, si cerca di fare sintesi, concentrandosi soprattutto su cosa è risuonato spesso e sugli elementi di novità.
Insieme si decide, infine, quali aspetti comunicare alla Chiesa Diocesana, con un breve testo appuntato dal segretario. Una preghiera di ringraziamento allo Spirito Santo può concludere l'incontro.
CAMMINO SINODALE PRESENTAZIONE E METODOLOGIA per facilitatori
LINK AL VIDEO
CAMMINO SINODALE, 2° ANNO – VIDEO-LANCIO
Gruppi sinodali, 2° anno: video tutorial
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