“Questo lungo anno di pandemia è stato come la traversata sul Lago di Tiberiade: anche noi come i discepoli ci siamo trovati in una grande tempesta e voi, cari anziani, siete stati al centro della tempesta. Nessuno ha pagato tanto quanto voi”. Le parole d’affetto dell’arcivescovo Lauro Tisi sono risuonate nel pomeriggio di domenica 20 giugno nella A.P.S.P. Residenza Molino di Dro durante la S. Messa, nell’ accogliente giardino interno, animata da alcuni elementi del coro interparrocchiale.
Accolto dalla presidente Carla Ischia, dal sindaco Claudio Mimiola e dalla direttrice Marilena Nella, don Lauro è stato salutato da un’ospite, Paola, che a nome di tutti ha letto un paio di poesie ringraziando l’Arcivescovo per la sua presenza e per l’umanità che da sempre lo contraddistingue.
“In questi mesi dalle vostre stanze – ha aggiunto monsignor Tisi – avete gridato al Signore ‘Non ti importa che moriamo?’; sono sicuro che nella vostra preghiera più di una volta vi è sembrato che il Signore stesse dormendo e fosse assente. Io vi dico che il Signore non era assente. Come? Mentre non potevate abbracciare i vostri cari e nemmeno i volontari potevano essere al vostro fianco, il Signore ha messo negli operatori della Casa un di più di amore e di servizio. E Il mare si è calmato perché il Signore non ha dormito, ma si è reso presente nel volto degli operatori e delle operatrici di questa casa”.
Ripensando all’impossibilità di ricevere visite, che tuttora segna pesantemente le giornate degli anziani in molte RSA, don Lauro ha ammesso che “la differenza la fa l’esserci o non esserci di chi ti ama. Non basta avere il pane e i servizi a posto: servono sorrisi, abbracci, carezze, amore. Meglio una carezza che un pezzo di pane”.
“Ora – ha concluso l’Arcivescovo – abbiamo bisogno di far festa e non vediamo l’ora di farla. Gesù andava a far festa nelle case e insegnava attorno alla tavola: ci ha insegnato che veniamo al mondo per far festa e stare insieme. Speriamo di poterlo fare presto. Grazie per la vostra pazienza e la vostra resistenza”.
Al termine della Messa, don Lauro ha salutato personalmente i residenti e gli operatori soffermandosi anche per una parola di conforto e una preghiera. La visita è poi proseguita nel giardino esterno, con un momento significativo alla presenza di alcuni familiari dei trenta residenti deceduti durante la pandemia: simbolicamente l’Arcivescovo ha donato ad ogni familiare una rosa a ricordo dei loro cari e ha messo a dimora una pianta di rose con un’insegna in legno “Segni nuovi per ripartire dopo il Covid”.