Una solitudine come quella che caratterizza la nostra quotidianità, ma nonostante questo piena e viva, abitata dall’amore per Dio: questa, secondo il vescovo Lauro, la scelta che San Romedio fece ritirandosi in eremitaggio dove oggi sorge il santuario e dove, nel pomeriggio di venerdì 15 gennaio, festa liturgica del santo, è stata celebrata la messa.
L’arcivescovo ha concelebrato assieme a padre Giorgio Silvestri, priore del santuario, ed agli altri religiosi conventuali presenti anche a Sanzeno; a solennizzare la celebrazione il coro parrocchiale di Livo, alla presenza anche del sindaco di Sanzeno, Martin Slaifer Ziller, il vicesindaco Lucas Brentari, ed il sindaco di Predaia, Giuliana Cova.
La festa di San Romedio, quest’anno, è stata caratterizzata da particolare sobrietà a causa della delicata situazione sanitaria, limitandola ai soli momenti religiosi, senza eventi conviviali come da tradizione.
“Romedio -ha esordito il vescovo Lauro- ha scelto di stare permanentemente in lockdown: per lui è stata una scelta di vita. Durante questi mesi, stanno emergendo tante fatiche esistenziali. Molti hanno fatto i conti con la paura, con l’ansia, hanno perso serenità. La solitudine di Romedio è stata abitata da Cristo. La sua vita è per noi una provocazione a cercare ciò che è essenziale nella vita: essere amati“.
Un momento particolare e difficile, ma che potrebbe essere fruttuoso ugualmente, sia per le parrocchie che per la Chiesa stessa: “Nei prossimi mesi nelle nostre parrocchie -ha proseguito Tisi- abbiamo la provvidenziale occasione di dedicarci alla Parola di Dio per conoscere il Dio di Gesù Cristo. Come Chiesa siamo chiamati a conoscere la bellezza di questo Dio. Entriamo nel lockdown di Romedio, frequentiamo Gesù Cristo, portiamoci a casa questa lezione: vivere per me o vivere per l’altro? Preghiamo Romedio che converta la Chiesa, perché per prima scopra la legge dell’uscire, che può trasformare perfino il lockdown in una casa abitata. La camera a gas che toglie il respiro è quella in cui si dice solamente io, io, io”.