Un pellegrinaggio “diverso” quello organizzato sabato 8 agosto dal gruppo Samuele, l’annuale percorso di fede tra la Basilica dei santi Martiri a Sanzeno e il santuario della Madonna di Senale al limitare nord della val di Non.
Passi di pellegrini, distanziati, con la mascherina, assorti nella preghiera personale.
Cosa portano nel cuore? Cosa li spinge a camminare per antichi sentieri compiendo passi di fede e contemplazione in questo tempo in cui ogni iniziativa fa i conti con le regole da rispettare per prevenire i contagi?
Alcuni di loro si sono resi disponibili per una condivisione nei giorni immediatamente precedenti e dalle loro parole ne è uscito uno spaccato che ci aiuta a riflettere. Ringraziamento, meditazione, affidamento, ricarica delle batterie spirituali ma non solo. Emerge dalle persone tutto un vissuto di fatica, di sofferenza propria o altrui, di dolore legato alla pandemia o precedente, speranza in un futuro diverso, bisogno di ritrovare una sorgente cristallina per la propria fede che segna il passo, desiderio di un sostegno nell’arrancare del quotidiano. Intercessione per tante sorelle e tanti fratelli che ognuno porta nel cuore, conforto al proprio grande dolore, ricerca di un appiglio dopo esperienze di lutto ma anche gratitudine e lode per i doni ricevuti in questo tempo.
Desiderio di comunione anche dentro un cammino in cui prevale il distanziamento fisico ma emerge una vicinanza e consonanza spirituale, portando cuore, percorsi e attese di chi non può essere presente. Possibilità di continuare a guardare la propria vita e quella del mondo con uno sguardo di speranza
Nelle sei tappe previste, le sfaccettature di questo sguardo altro emergono dai foglietti messi a disposizione dei pellegrini, sguardo benevolo di Dio su ognuno di noi, sguardo contemplante sul creato, sguardo profetico, sapienziale, limpido, che affonda nella preghiera e nutre il rapporto con gli altri.
Ed infine, in Basilica, la messa di chiusura col vescovo Lauro che, commentando l’episodio di Elia narrato dalla prima lettura e il brano di Vangelo, ha ricordato che “il muoversi come brezza leggera è l’identità di Dio, perché è proprio di Dio non invadere lo spazio dell’altro, è proprio di Dio non sedurre, è proprio di Dio quel camminare accanto senza rubare spazio, è proprio di Dio stare sulla soglia”. Facendo poi riferimento al tempo in cui viviamo ha aggiunto: “Quanto abbiamo bisogno oggi di questo modo di muoversi di Dio che è sotto i nostri occhi. Perché noi siamo invece in un sistema di vita dominato dall’invadere lo spazio… siamo in un sistema dove le parole sono macigni, siamo in un sistema dove chiamiamo amore rapinare, usurpare, portar via lo spazio agli altri. Siamo in un sistema, e le nostre relazioni malate lo commentano, dove stiamo purtroppo arrancando perché ci manca la brezza leggera, l’amore che sta sulla soglia, che non forza la mano”. A questa brezza leggera che Elia sperimenta, il nostro Vescovo ha dato un nome, il nome di Gesù di Nazareth, “che è la carezza con cui Dio ci ha visitati, è quella brezza leggera in cui abita la pienezza di Dio e con cui Dio delicatamente si rende presente nella storia”.
Come avvicinarsi a Gesù? È lo stesso brano di Vangelo, ha detto ancora il vescovo, ad insegnarcelo, facendoci vedere Gesù che si ritira sul monte, solo, a pregare.
Preghiera come via, quindi, additata al Gruppo Samuele e a tutti, ricordando la fedeltà di tanti anni a questo impegno. Preghiera e Parola per diventare fonte di unità.
Preghiera che riprenderà ogni venerdì a partire da settembre, alle 20.30 a Sanzeno, invito per tutti, per sostare e fare esperienza della brezza leggera.
Vanda Giuliani