Nel pomeriggio della domenica di Pentecoste l’arcivescovo Lauro è salito in Val di Fassa, per manifestare la propria vicinanza a una delle popolazioni del Trentino più colpite, in percentuale, dall’epidemia di Coronavirus.
Prima la Messa a Campitello di Fassa e la preghiera sul cimitero, passando davanti alle tombe delle vittime dell’emergenza e soffermandosi in particolare davanti a quella di don Luigi Trottner, il parroco del paese, scomparso a 87 anni a causa di Covid-19. Poi l’Eucarestia a Canazei, sempre accompagnato dal parroco don Mario Bravin che ora assume anche la guida della comunità di Campitello.
“Pur nello scetticismo dilagante – ha ricordato nell’omelia don Lauro, davanti a molti fedeli adeguatamente distanziati e minuti di mascherina – siamo invitati ad andare a vedere le meraviglie di Dio che con il suo Spirito abita l’intera umanità”.
“Tra queste meraviglie – ha sottolineato l’Arcivescovo – come non ricordare la figura di don Luigi Trottner che aveva ancora l’entusiasmo dei bambini di Dio, di quegli uomini che, come i bambini, dialogano con Dio pieni di fiducia. Don Luigi non aveva dubbi su Dio, sulla sua presenza, sulla forza dello Spirito Santo. Come un bambino si fidava di lui, per lui viveva, con lui camminava nella preghiera”.
Come al mattino in cattedrale, così anche nella tappa fassana l’Arcivescovo ha invitato a non dimenticare i tanti segni dello Spirito Santo visti soprattutto nei giorni del picco dell’emergenza. In particolare, il dono senza limiti da parte di tanti sanitari, come la dottoressa Gaetana Trimarchi, medico di base proprio in Val di Fassa, pure lei tra le vittime del Coronavirus.
Sulla visita dell’Arcivescovo in val di Fassa il corsivo di Vita Trentina.
FOTO GIANNI ZOTTA