Nel Mercoledì delle Ceneri, giorno d’inizio della Quaresima, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha presieduto in cattedrale la s. Messa con il rito di imposizione delle ceneri. Il cammino di preparazione alla Pasqua si apre in un clima che don Lauro nella sua omelia definisce “surreale”. “In questi giorni – precisa in relazione all’emergenza coronavirus (per la quale la Diocesi di Trento ha disposto lunedì 24 febbraio alcune misure precauzionali) – sperimentiamo una volta di più la nostra condizione di fragilità e di limite. Al contempo – aggiunge l’Arcivescovo –, le paure che stiamo vivendo ci consegnano, come nutrimento indispensabile per la vita, il fatto di rimodulare i bisogni scartando il superfluo, avere cura del volto degli altri e a nostra volta essere presi in cura, ritrovare il ‘grazie’ per chi con competenza e dedizione si prende a cuore il bene della collettività”.
Don Lauro sottolinea, in apertura dell’omelia, la realtà di una narrazione di noi stessi che impedisce di “vedere la profonde lacerazioni che ognuno di noi porta con sé”. “La madre di tutte le lacerazioni – aggiunge – è fuor di dubbio quella con noi stessi, all’origine anche della fatica nella relazione con gli altri e con Dio. Provvidenziale a tal proposito la provocazione di Gesù ad entrare nella propria camera e pregare il Padre che è nel segreto. Con Lui puoi fare l’entusiasmante esperienza di ritrovarti guardato e amato, per poi uscire incontro all’altro, scoprendolo come il tuo bene. Fartene carico, mettendogli a disposizione te stesso, diventa un bisogno del cuore che va a concretizzare l’invito all’elemosina che oggi il Vangelo ci ha fatto. È questo il centro focale attorno a cui far ruotare la nostra vita. Obiettivo dichiarato della raccomandazione di Gesù a digiunare con il sorriso sulle labbra”.
L’invito di monsignor Tisi alla comunità cristiana trentina, per questo tempo liturgico, è quello di “fare ‘scouting quaresimale’, cercando dentro le nostre case, i luoghi di lavoro, le stanze della fatica e del dolore la presenza delle discepole e dei discepoli della Pasqua, lacerati non dalla divisione, ma dell’irrefrenabile desiderio di soccorrere, incontrare, amare”.
FOTO GIANNI ZOTTA