“Si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi per dirla tutta con sincerità, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sintetizza con passione e grande efficacia, al Centro Mariapoli di Cadine (TN), l’eredità spirituale della fondatrice dei Focolari, a conclusione dell’evento che nel pomeriggio di sabato 25 gennaio ne ha celebrato il centenario dalla nascita. Ad accoglierlo Maria Voce, presidente del Movimento, e le autorità locali, insieme alla cittadinanza: oltre 400 erano le persone presenti in sala, circa 500 nelle altre sale collegate a Cadine e a Trento, e oltre 20 mila le visualizzazioni dello streaming. La dimensione artistica, per la regia di Fernando Muraca, ha fatto da sfondo alla narrazione, ripercorrendo i tratti più significativi della vita di Chiara come donna in relazione.
Molto apprezzato l’intervento dell’arcivescovo di Trento mons. Lauro Tisi che ha preso la parola subito dopo aver sentito riproporre in sala l’intuizione mistica di Chiara sul Cristo abbandonato.
“Sulle macerie della guerra, mentre in Europa si alzava il grido ‘dov’era Dio ad Auschwitz?’ Chiara – ha detto don Lauro – toglie Dio dal banco degli imputati, scopre che ad Auschwitz si era smarrito l’uomo, non Dio. Rilegge in modo assolutamente unico la morte del Signore andando bene oltre le categorie teologiche del tempo e scopre che il Dio dei cristiani non ferisce ma è ferito, non colpisce, non alza la mano, prende su di sé il dolore del mondo. La rivelazione meravigliosa del Cristo abbandonato è che la forza dell’uomo si chiama perdono, abbraccio del nemico e che la vita passa per il far esistere l’altro, nel momento in cui ti faccio esistere io respiro e quando voglio esistere da solo mi do la morte”. “E’ un messaggio – aggiunge don Lauro – di un’attualità sorprendente per quest’Europa che ha smarrito la gioia di scoprire l’altro come promessa, come regalo, opportunità e sta scrivendo una storia di solitudine fatta di individui che si arrotolano su di sé e pensano che la libertà passi per avere come unico riferimento la propria voce, il proprio gesto, il proprio pensiero. La provocazione del Cristo abbandonato va ben oltre i confini dei credenti: vuoi la vita, fa’ vivere! Vuoi conoscere la gioia, scopri che l’altro è la tua libertà e, quando pensi che la debolezza sia nel perdonare, fermati: chi perdona è l’uomo super-libero, non c’è alternativa per riscattare il mondo dalla morte e dalla distruzione. Per fortuna a tutte le latitudini si alzano uomini e donne che credono in questa prospettiva e grazie a loro il mondo non sprofonda. Questa donna varca in confini della religione cristiana, appartiene al mondo. Il Dio dei cristiani non è un Dio del ghetto che chiude, ma Dio che apre e dice: va’, incontra perdona, abbraccia e vivrai! Questa è l’attualità di Chiara. Buon viaggio alla Chiesa di Trento e all’umanità!”. Monsignor Tisi ha infine ringraziato il suo predecessore “il vescovo Carlo De Ferrari che in quel con testo – ha spiegato – mentre molti volevano soffocare le novità di Chiara, colse ‘il dito di Dio’ nella spiritualità di Chiara Lubich e se oggi il carisma abbraccia l’intera umanità lo dobbiamo a questo vescovo, che lo ha protetto”.
Il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha sottolineato come Chiara rappresenti, insieme a figure come De Gasperi, “l’eccellenza di questa terra”. Un territorio, il Trentino, di cui ha messo in luce tre caratteristiche: la forza di volontà, il Movimento cooperativistico, l’essere terra di frontiera. “Chiara ha saputo interpretare questa appartenenza – ha affermato – che è poi un tratto distintivo della nostra autonomia, della nostra specificità”.
Alessandro Andreatta, sindaco di Trento, ha espresso la sua gioia nel ricordare “la ragazza che quasi ottant’anni fa si mise al servizio dei poveri” e che “continua ancora oggi a invitarci all’apertura, all’accoglienza, all’impegno per gli altri e con gli altri. Perché fin dall’inizio quella di Chiara non è stata un’esperienza personale, isolata, solitaria ma un impegno che si comprende solo se visto alla luce del paradigma della relazione”.
Sono poi state portate numerose testimonianze, che dicono la tenacia nel quotidiano di persone che sono state, e sono, ispirate da Chiara e dal suo carisma nel proprio agire: come Amy Uelman, docente di etica e diritto alla Georgetown University di Washington, che forma i suoi studenti ad affrontare argomenti divisivi evitando scontri; gli imprenditori Lawrence Chong e Stanislaw Lencz, che con le loro aziende contribuiscono ad un’economia solidale e sostenibile;Arthur Ngoy e Florance Mwanabute, medici congolesi che si dedicano alla cura dei più deboli e alla formazione sanitaria; e la storia da Yacine, migrante algerino, accolto come un fratello da alcuni giovani italiani dopo il difficile viaggio attraverso i Balcani. Ma anche quella dell’ex sindaco di Trento,Alberto Pacher, che insieme ad insegnanti e studenti ha accolto l’invito – la telefonata di un bambino – da cui sono nati i progetti Tuttopace e Trento, una città per educare.
“La luce donata a Chiara supera i confini del Movimento dei Focolari e va ad incoraggiare e ad ispirare tanti, donne e uomini di buona volontà in ogni parte del mondo, come questo anniversario sta a manifestare”, ha affermato la presidente dei FocolariMaria Voce. “Come ciascuno di voi, sento Chiara viva, presente, attiva, vicina ogni giorno. Lei ci spinge ad andare al largo con coraggio”. E ha spronato tutti: “A questa società che sembra senza radici e senza meta, occorre rispondere con radicalità, con l’«estremismo del dialogo», alimentato dalla cultura della fiducia”.
A concludere la serata, il lungo e appassionato intervento del Presidente della Repubblica; che ha individuato in particolare nella fraternità, applicata all’agire civile e politico, la cifra distintiva della spiritualità di Chiara Lubich – riservando un caloroso ricordo anche ad Igino Giordani, che Mattarella conobbe, e che di questa spiritualità fu interprete di prim’ordine. Una fraternità che è “fondamento di civiltà e motore di benessere”, in quanto senza di questa “rischiamo di non avere la forza per superare le disuguaglianze e sanare le fratture sociali”. Chiara Lubich, proponendo con vigore la cultura del dono e del dialogo, in particolare interreligioso che “in questa stagione storica è decisivo per la pace”, aveva intuito “con spirito di profezia” quale fosse la strada da seguire. Un insegnamento che prova come “si può essere molto forti pur essendo miti e aperti alle buone ragioni degli altri. Anzi per dirla tutta con sincerità, come dimostra la vita di Chiara Lubich, soltanto così si è veramente forti”.