Cambiano le coordinate geografiche – sabato scorso il GPS diocesano “tracciava” il passaggio del vescovo Lauro a Tione – non lo stile e la sostanza. Anche l’Assemblea nel teatro del baricentro della Zona pastorale delle Giudicarie conferma infatti la volontà e la necessità di un profondo check-up ecclesiale, una folata di entusiasmo dentro il rischio dell’appiattimento nell’abitudine. A stimolare la riflessione – in una mattinata coordinata con grinta e competenza da Carlo e Monica e introdotta dal canto del coro l’Arnica di Praso – hanno pensato, con le loro provocazioni, tre laici impegnati, saliti sul palco accanto al Vescovo. Tre angolazioni diverse – il 23enne studente di ingegneria Andrea, con lo sguardo dei figli; Lorenzo, insegnante di matematica, nell’ottica di padri e madri, Ivan nella prospettiva comunitaria – per rileggere lo stato di salute del cammino di fede personale e le motivazioni dell’appartenenza ecclesiale.
Stimoli preziosi, a cominciare dal sondaggio di Andrea tra cinquanta coetanei, da cui emerge un rapporto contrastante dei giovani con la fede: alla crisi della pratica religiosa (solo il 50% frequenta la Messa) si affianca infatti un forte desiderio di rapporto con Dio (77% dice di pregare), anche se Dio stesso viene letto in chiave spirituale più che esistenziale: “Perché credere in Dio se si può vivere onestamente anche senza?”. “Basterebbero queste risposte dei giovani per lavorarci come Zona tutto l’anno” esordisce l’Arcivescovo, compiaciuto di fronte alla profondità dei loro interrogativi. “Dobbiamo rivedere – ammette senza remore don Lauro – l’impianto del nostro agire ecclesiale. Per questi giovani lo schema tradizionale non funziona più. Manca credibilità. Serve annuncio”. Secondo Tisi, la crisi della pratica tra i giovani si deve anche all’abitudine a “una fede di conoscenza e precetti etici, mentre Gesù ti offre umanità, la possibilità di conoscere la gioia di vivere, la forza della gratuità. Senza gratuità non c’è vita!”. “Le comunità – aggiunge don Lauro in risposta ad Andrea, ma parlando a tutta l’Assemblea, in linea con quanto detto nelle precedenti tappe – devono diventare luoghi dell’abbraccio. No gossip e piccoli potentati. Questa è la Chiesa che uccide il Vangelo! Ritroviamo il rapporto con i poveri e con la Parola di Dio, letta e vissuta”.
Dai giovani agli adulti. A rappresentare i dubbi di un genitore credente, le comunità della Zona hanno scelto Lorenzo, docente di matematica al Liceo tionese della montagna. “Il matrimonio cristiano – racconta – è stato la forza delle nostre vite, anche se talvolta prevale la percezione di bastare a noi stessi. Ma un amore che dura per sempre non è alla portata delle nostre forze, ma solo un mistero più grande di noi può farci vivere: questo l’abbiamo raccontato ai nostri figli. È la vita che parla. Ma i ragazzi, per la maggior parte, paiono così annoiati e sembrano giudicare la Chiesa come una “dispensatrice di stanchi riti per vecchietti un po’ superstiziosi”. Da qui la domanda di Lorenzo al Vescovo: “Dove abbiamo sbagliato?”.
“Non avete sbagliato affatto”, lo assicura don Lauro, riconoscendogli il merito di una teologia sacramentaria sul matrimonio forgiata dalla vita. “Sentitevi assolti – dice guardando con simpatia il docente – perché Il mistero della vita non si risolve con una formula. Va oltre la matematica. Vita è quiete e tempesta, è bonaccia ma anche burrasca. Educare è avviare processi non arrivare alle risposte. Quello che è avvenuto è un profondo cambio di cultura con il trionfo dell’io narcisista a discapito degli altri, l’idea del superuomo (salva te stesso)”. E qui – secondo don Lauro – sta la grande sfida del cristianesimo. Che reca con sé una profezia: “amico mio – dice Tisi – se non hai commensali, compagni di viaggio, soci, non hai futuro. La Chiesa è l’umanità di Gesù che si dilata, come ricordava il compianto rettore del seminario don Piechele. E allora dobbiamo offrire ai giovani esperienze. Di volontariato, di gratuità”.
Stimoli, quelli dell’Arcivescovo che si rinnovano anche in risposta alle indicazioni di Ivan sulla stanchezza che attraversa le nostre comunità “dove – nota con rammarico – prevale la paura. La paura di condividere, d’invadere la sfera privata degli altri, la diffidenza. Paura di non sentirsi all’altezza, vittime di un senso di estraneità anche solo nell’andare nella chiesa vicina vista la carenza di preti”.
Seconda parte dell’Assemblea dedicata alla presentazione della proposta formativa di Zona dal titolo INSIEME, laboratorio di identità cristiana, programmato in collaborazione con il Servizio Formazione di Arcidiocesi. Tre incontri tra gennaio e febbraio rivolti a laici, sacerdoti, operatori pastorali. “”Si tratta – li motiva Monica – di vivere insieme, ponendosi in gioco alla pari, un passaggio che non è ripensare dei ruoli ma rimetterci tutti in cammino per prendere insieme la forma di Cristo”. Questo il programma: 27 gennaio Come fratelli sulla responsabilità ecclesiale con Giacomo Ghelfi (teatro Tione), 3 febbraio Come figli sull’identità battesimale con suor Chiara Curzel (teatro Tione), 10 febbraio Come padri e madri gruppi tematici di approfondimento su fede e lavoro, famiglia, spiritualità, impegno civile (oratorio Tione).
Il grazie ai preti (con una menzione particolare per il vicario di Zona don Ferdinando Murari, leggermente ferito di recente in un incidente stradale) così come alle comunità religiose (con il ritorno sottolinea il vescovo delle Figlie di San Camillo a Bondo) chiama l’applauso finale prima dell’incontro pomeridiano per operatori Caritas e degli oratori.
Un cammino in crescendo, quello delle Assemblee pastorali in Diocesi di Trento e che s’avvia ormai a conclusione: sabato prossimo, 30 novembre, ottava e ultima tappa a Rovereto, nella chiesa della Sacra Famiglia dove è convocata la Zona della Vallagarina. (pf)