Nella Messa per i migranti morti, celebrata venerdì 8 novembre in Seminario, l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi ha rinnovato un vibrante appello all’accoglienza e all’incontro con la diversità. Parlando delle chiusure dell’Europa, ha sottolineato che “Un popolo senza pietas, che sceglie di vivere solo difendendosi, credendo di sopravvivere solo nella misura in cui riesce a schiacciare l’altro, è un popolo che ha già finito di esistere, che ha già in sé i germi della propria morte”. Don Lauro ha parlato di “sonno non solo della fede, ma anche e soprattutto della ragione”, ammonendo chi ritiene un problema un colore diverso della pelle mentre la diversità dei volti è ricchezza reciproca. E ai fratelli migranti che hanno perso la vita nel loro viaggio di speranza ha chiesto la grazia di “farci uscire da questa follia; chiediamo loro di farci tornare di nuovo umani”.