Capitolo della Cattedrale in Trento (1071-2000)
pergamene 2920; registri 917; volumi 204; buste 173; fascicoli 2462; filze 105
Storia archivistica
Le informazioni riguardo alla storia dell’Archivio del Capitolo della cattedrale di Trento, soprattutto nei primi secoli della sua esistenza, non sono molto consistenti. Nel secolo XIII, l’Archivio sembra aver avuto le caratteristiche tipiche di un archivio thesaurus, finalizzato alla conservazione della documentazione che attestava i diritti del Capitolo.
Dagli ultimi anni del Duecento e in maniera più decisa nei due o tre secoli successivi, si può invece collocare una fase di sperimentazione e di stabilizzazione delle modalità di produzione e di conservazione dei documenti. Si assiste a una progressiva fidelizzazione dei notai al servizio del Capitolo e, in parallelo, ad un nuovo utilizzo della forma-libro per registrare i documenti, che va nella direzione della registrazione seriale. La testimonianza più evidente di questa tendenza è la formazione della serie degli Instrumenta Capitularia.
La seconda fase potrebbe essere definita propedeutica a quella che si aprì con la seconda metà del Cinquecento, quando cominciarono a formarsi strutture tipiche di una cancelleria, che divennero effettive e compiutamente funzionanti a partire dei primi decenni del Seicento. In questa terza fase, nell’Archivio non si trovano più solo atti notarili, ma anche documenti con forme tipicamente cancelleresche; in molti casi i notai al servizio del Capitolo si sottoscrivono “cancellieri” e, soprattutto, cominciano a dare vita a “nuove” serie di documentazione prodotta direttamente su registri specializzati per materie, che andarono a formare nuove serie quali Acta capitularia, Cause, Dieta.
Nel 1738 il Capitolo affidò a Francesco Felice degli Alberti l’incarico di “far l’inventario delle scritture e ragioni di questa reverendissima cattedrale e Capitolo” (3). Alberti compilò, quindi, un Repertorio composto di 72 Materiarum tituli, alcuni dei quali aggiunti da Sigismondo Manci nella seconda metà del Settecento. Ogni rubrica contiene una breve descrizione dei documenti sciolti e dei registri che attestano gli iura del Capitolo riferiti a quella materia.
A poco più di cinquant’anni di distanza dall’opera dell’Alberti, gli sconvolgimenti politici dei primi anni dell’Ottocento ebbero effetti anche sulla storia dell’Archivio del Capitolo. Questo fu infatti posto sotto sequestro nel 1803 e restituito ai canonici nel 1807. Parte di esso, inoltre, fu trasferita a Innsbruck assieme all’Archivio del Principato vescovile. Non sono rimasti elenchi dei documenti prelevati dall’Archivio capitolare e risulta difficile determinare il criterio di selezione e l’effettiva quantità della documentazione trasferita. Sembra tuttavia che si sia trattato di meno del 20% dell’Archivio e di un prelievo “a campione” in ogni sua ripartizione. La maggior parte dei documenti trasportati in Austria è stata restituita al termine del primo conflitto mondiale e si trova ora presso l’Archivio di Stato di Trento, nel fondo denominato Capitolo del duomo di Trento.
Nei primi decenni dell’Ottocento, l’Archivio, che si trovava da sempre presso la sacristia della cattedrale, fu trasferito nel sottotetto del castelletto, dopo che alcuni dei locali del palazzo pretorio erano stati affittati al Tribunale dell’Impero. L’Archivio sembra essere rimasto lì fino ai primi anni del Novecento, quando fu trasferito presso il seminario minore di Trento e affidato a Vigilio Zanolini. Zanolini realizzò molti saggi basati proprio sulla documentazione – prevalentemente pergamenacea – proveniente dall’Archivio del Capitolo, segnalando in alcuni passaggi il disordine in cui essa si trovava. Alcune note di sua mano apposte su repertori e documenti dell’Archivio farebbero pensare che egli stesso si fosse impegnato nella ricostruzione dell’ordinamento proposto dall’Alberti. Alcune capse, quali ad esempio la capsa “Testamenti” e la capsa “Nuova”, furono probabilmente create ex novo dallo stesso Zanolini. In ogni caso, nel corso della visita pastorale del 1905, il vescovo Celestino Endrici lodò il buon ordine con cui erano conservati i documenti del Capitolo.
Nel 1996, l’Archivio del Capitolo della cattedrale di Trento è stato unito all’Archivio Diocesano Tridentino (costituito tre anni prima), portato nei locali di palazzo Ceschi in piazza Fiera e affidato nuovamente alla direzione di don Livio Sparapani.